Era una struttura divisa fra "Società maggiore" e Società minore" il locale di 'ndrangheta di Piscopio, nato con la "benedizione" del "Crimine" reggino e di alcuni clan storici della criminalità organizzata calabrese come i Commisso di Siderno e gli Aquino di Marina di Gioiosa Ionica. Il reato di associazione mafiosa viene contestato a Nazzareno Fiorillo, alias “U Tartaru”, indicato come il promotore del “locale” di ‘ndrangheta di Piscopio; Salvatore Giuseppe, detto Pino, Galati, indicato quale “capo società” della consorteria; Michele Fiorillo, alias “Zarrillo”, ritenuto il “contabile” del clan; Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo, alias “Pulcino”, fra i promotori del “locale” di ‘ndrangheta; Raffaele Moscato, attuale collaboratore di giustizia, appartenente alla “società maggiore” del clan dei Piscopisani; Giovanni Battaglia, fratello di Rosario, indicato quale organizzatore del clan.

 

Ad avviso degli inquirenti, partecipi all’associazione mafiosa con sede a Piscopio sono da ritenersi anche: Giuseppe D’Angelo (alias “Pino Il Biricchino”), Francesco La Bella (alias “Campagna”), Giuseppe Brogna, Domenico D’Angelo (detto “Zio Lupo”), David Angelo (alias “Giotto”), Stefano Farfaglia(alias “Pugnetta”), Sacha Fortuna (alias “Personal”), Nazzareno Galati (alias “Fampulla”), Benito La Bella, Francesco Felice(alias “Citolla”), Nazzareno Felice (alias “Il Capo”) e Pasquale Fiorillo. Tali ultimi indagati sono accusati di aver fatto parte della c.d. “Società minore” di Piscopio, con ruoli quindi inferiori rispetto ai promotori, ma ugualmente importanti. In particolare, Giuseppe D’Angelo avrebbe avuto il grado di “punteruolo”, con compiti logistico/operativi. Francesco La Bella e Giuseppe Brogna avrebbero avuto il grado di “picciotto” prendendo parte attivamente alle riunioni nelle quali si decidevano le strategie delittuose. Francesco La Bella è inoltre accusato di aver custodito ed occultato le armi del clan consegnandole agli associati per l’esecuzione delle azioni di fuoco. Domenico D’Angelo, con il grado di “picciotto”, è accusato di aver preso parte alle riunioni in cui si decedevano le strategie delittuose da seguire in ordine alla guerra di mafia contro il clan Patania di Stefanaconi, partecipando anche alle fasi propedeutiche del tentato omicidio ai danni di Andrea Patania, reperendo l’auto che sarebbe stata usata per l’attentato. 

 

Stefano Farfaglia e Angelo David avrebbero detenuto il grado di “picciotto”, ma sarebbero stati in procinto di ricevere il grado di “sgarrista”, partecipando a rapine e danneggiamenti. Sacha Fortuna, fratello di Davide Fortuna (ucciso dal clan Patania sulla spiaggia di Vibo Marina nel luglio del 2012), è invece accusato di essere affiliato al clan dei Piscopisani con il grado di “picciotto” ma in procinto di ricevere il grado di “sgarrista”, con compiti nel traffico di stupefacenti e nel reperimento, custodia e occultamento di armi e munizioni. Nazzareno Galati, Benito La Bella e Francesco Felice vengono invece indicati quali uomini di fiducia di Rosario Fiorillo, alias “Pulcino”, Nazzareno Felice avrebbe poi avuto il compito di mantenere i rapporti con gli altri clan attivi nel Vibonese, mentre Pasquale Fiorillo avrebbe messo a disposizione degli associati la propria abitazione affinchè si tenessero le riunioni. Le contestazioni coprono un arco temporale che va da epoca antecedente al 2009 sino all’attualità. Il clan dei Piscopisani, oltre che a Piscopio, avrebbe operato a Longobardi, Bivona, Vibo Marina, Portosalvo. Il clan di Piscopio avrebbe mantenuto solide alleanze con il clan Bonavota di Sant’Onofrio, Tripodi di Portosalvo, Commisso di Siderno, Aquino di Marina di Gioiosa Ionica, Catalano e D’Onofrio stanziati a Torino. 

 

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