È quanto emerge dall’inchiesta Rimpiazzo. Gli arrestati accusati anche di estorsione. Nel mirino del clan imprenditori edili, società di spedizioni, ristoratori
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Uno è in carcere e da tempo sta collaborando con la giustizia. Un altro è stato ammazzato nel corso della guerra di mafia contro i Patania di Stefanaconi. Ma entrambi, Raffaele Moscato e Francesco Scrugli, risultano coinvolti in un episodio di tentata estorsione ai danni di un'azienda di spedizioni con sede a Vibo. I fatti risalgono al settembre 2011. Sarebbe stato Moscato, su indicazione di Scrugli, ad esplodere diversi colpi di pistola calibro 7.65 all’indirizzo dei camion della società parcheggiati nell’area antistante la sede. E lo avrebbero fatto «alla presenza dei dipendenti della società, con eloquente evocazione - si legge nel capo d’imputazione - della propria caratura criminale». L’obiettivo era quello di costringere i titolari della società «a corrispondere loro non meglio precisate somme di denaro a motivo dell’ubicazione dell’attività commerciale in un territorio sottoposto al controllo criminale di Scrugli».
Sempre Moscato, ma in concorso con Rosario Fiorillo,è invece accusato di un’altra tentata estorsione, questa volta ai danni di una ditta di costruzioni, avvenuta il 17 febbraio 2011. In quell’occasione, Moscato avrebbe fatto scendere dall’escavatore l’operaio, che stava realizzando lavori nella piazza di Piscopio, scaricando sul mezzo diversi colpi di pistola. L’estorsione, come nel caso della ditta di spedizioni, non si sarebbe consumata «per il mancato assoggettamento delle vittime». Tutto ciò malgrado avessero incendiato anche un’auto al titolare della stessa ditta. Proprio per l’incendio di questa Fiat 500 sono indagati anche Giuseppe Merlo e Giovanni Battaglia, il primo per «avere omesso di riferire di aver visto, prima dell’incendio, Fiorillo Rosario» ed il secondo per avere affermato di avere notato «fumo uscire dall’auto» solo quando era giunto in piazza insieme a Fiorillo, aiutando quindi quest’ultimo «ad eludere le investigazioni». Moscato e Fiorillo, insieme a Rosario Battaglia, sono indagati anche per avere tentato di costringere un'altra impresa edile, nel settembre 2011, a subappaltare un lavoro che stava eseguendo al Pennello di Vibo Marina «a società riconducibili al clan Tripodi». Anche in questa occasione, Moscato, «su incarico di Battaglia e Fiorillo», arrivò sul cantiere brandendo una pistola ed esplodendo diversi colpi verso un mezzo. Modus operandi analogo adottato anche su un altro cantiere, qualche giorno dopo, in cui alla medesima ditta e ad un'altra era stato incendiato un box adibito ad ufficio. Non solo edilizia, ma anche pesca nelle attività del clan. In un’occasione, infatti, viene contestato a Moscato e Rosario Battaglia di essersi impossessati, nel mese di marzo 2012, di diecimila euro di prodotti ittici a danno di un imprenditore di Vibo Marina, senza ovviamente corrispondere un euro per il pescato. Pesce gratis, ma anche pranzi e cene in un ristorante di Vibo Marina, allo stato chiuso. In questo caso, però, a rispondere dell’accusa sono Francesco Fortuna e Ippolito Fortuna. In questo caso avrebbero imposto al titolare la volontà di non pagare i pasti consumati «a motivo dell’ubicazione dell’attività commerciale in un territorio sottoposto al controllo dei Piscopisani».
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