La Cassazione ha ridotto il numero di condanne nei confronti degli imputati finiti nel maxiprocesso denominato Eclissi, procedimento nato da un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria contro i clan di San Ferdinando. Un pronunciamento che va oltre la sentenza di secondo grado, nel processo agli imputati con rito abbreviato, con la quale erano state comminate 15 condanne, quasi tutte di minore entità rispetto al primo grado, e 8 assoluzioni.


Le condanne definitive

Nella giornata di ieri, i giudici della Suprema Corte hanno decretato la condanna definitiva, seppur abbassando il computo totale degli anni di carcere, di Gregorio Malvaso a 15 anni e undici mesi di reclusione, Antonio Cimato 10 anni e dieci mesi, Ferdinando Cimato 14 anni e otto mesi. I giudici romani, inoltre, hanno dichiarato inammissibili i ricorsi delle difese, confermando quindi la sentenza di appello, nei confronti di Giuseppe Scicchitano condannato in via definitiva a 9 anni e sei mesi di reclusione; Ferdinando Naso e Viktoria Georgieva Trifonova 8 anni e otto mesi, Pasquale Mazzeo 12 anni e otto mesi, Francesco Albano 5 anni e due mesi, Giuseppe Gioffrè 10 anni e dieci mesi,


Nuovo processo d’appello

Servirà, invece, un nuovo processo di secondo grado per gli imputati Giuseppe Albano e Pasquale Albano (avvocati Galati e Guido Contestabile), Silvio Albano (avvocato Giacomo Iaria), Francesco Di Bella (avvocati Carlo Morace e Giovanni Aricò). La sentenza che li riguardava, nella quale erano stati tutti condannati, è stata annullata con rinvio da parte della Corte.

 

Gli assolti

La Cassazione, infine, ha assolto Federico Morano (avvocati Pasquale Galati e Roberto Borgogno), Bruno Celi (avvocati Galati e Giuseppina Celi), Silvio Albano (Giacomo Iaria).


Il processo

Alla sbarra figuravano 23 presunti appartenenti alle cosche di San Ferdinando, duramente colpiti dalla sentenza che era stata emessa dal gup distrettuale. Sentenza che aveva comminato condanne per 300 anni di carcere. La Corte d’appello non aveva accolto la richiesta della procura generale che, alla fine della requisitoria, aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.


L’inchiesta

San Ferdinando, secondo la Dda e il gup distrettuale, sarebbe stata in mano alle cosche. Le accuse contestate dalla procura antimafia sono a vario titolo, quelle di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamenti, possesso e uso di armi da guerra, traffico di stupefacenti, condizionamento delle istituzioni, infiltrazioni ‘ndranghetista nell’amministrazione comunale di San Ferdinando finalizzate al controllo di autorizzazioni e appalti.