L’inchiesta contro la consorteria di Filandari, nel Vibonese è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo con il coordinamento della Dda. Tra le accuse contestate agli indagati: narcotraffico, estorsioni e danneggiamenti
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Il gup distrettuale di Catanzaro, Claudio Paris, ha rinviato a giudizio 15 imputati coinvolti nell’operazione “Nemea” contro il clan Soriano di Filandari. Il processo si aprirà il 25 marzo prossimo dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, estorsioni e danneggiamenti a colpi di pistola e mediante ordigni esplosivi - reati aggravati dalle modalità mafiose - le accuse mosse a vario titolo agli imputati.
Gli imputati
Oltre quaranta i capi di imputazione, mentre le persone offese sono invece quattordici. Il rinvio a giudizio (prima udienza il 25 marzo dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo) è stato disposto per: Leone Soriano, 53 anni, di Pizzinni di Filandari; Graziella Silipigni, 48 anni, di Pizzinni di Filandari, moglie del defunto Roberto Soriano (lupara bianca), fratello di Leone; Giuseppe Soriano, 28 anni, di Pizzinni di Filandari (figlio della Silipigni); Giacomo Cichello, 32 anni, di Filandari; Francesco Parrotta, 36 anni, di Filandari, ma residente a Ionadi; Caterina Soriano, 29 anni, di Pizzinni di Filandari (figlia di Graziella Silipigni); Luca Ciconte, 27 anni, di Sorianello, di fatto domiciliato a Pizzinni di Filandari (marito di Caterina Soriano); Mirco Furchì, 26 anni, di Mandaradoni, frazione di Limbadi; Domenico Soriano, 60 anni, di Pizzinni di Filandari (fratello di Leone Soriano); Domenico Nazionale, 33 anni, di Tropea; Rosetta Lopreiato, 50 anni, di Pizzinni di Filandari (moglie di Leone Soriano); Maria Grazia Soriano, 47 anni, di Arzona di Filandari; Giuseppe Guerrera, 24 anni, di Arzona di Filandari; Luciano Marino Artusa,58 anni, di Arzona di Filandari; Alex Prestanicola, 28 anni, di Filandari.
Rito abbreviato
Ammessi al rito abbreviato - che comporta un processo allo stato degli atti, a porte chiuse dinanzi allo stesso gup ed in caso di condanna lo sconto di pena di un terzo - sono stati ammessi gli imputati: Massimo Vita, 35 anni, di Vena Superiore (difeso dall’avvocato Demetrio Procopio) ed Emanuele Mancuso, 31 anni, di Nicotera, collaboratore di giustizia dal giugno scorso, figlio del boss di Limbadi Pantaleone Mancuso, alias "l'Ingegnere" (assistito dall’avvocato Antonia Nicolini). Fra le contestazioni anche quella delle minacce ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo e della Stazione di Filandari diretti dal maresciallo Salvatore Todaro.
Le parti offese
Queste le parti offese individuate dalla Dda di Catanzaro: l’imprenditore Antonino Castagna; il figlio Nicola Castagna; l’avvocato Daniela Castagna; l’avvocato Romano Pasqua, titolare della stazione di carburanti Esso di Filandari; l’imprenditore Pasquale Romano, titolare dell’impresa “Romano Fo.Pa. srl” sita a Ionadi; Marianna D’Agostino; Paola Limardo; Antonio Limardo; Davide Contartese; Marco Fuduli; Antonio Fuduli; Antonino Bova; Valerio Palmieri; Salvatore Todaro.
Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Diego Brancia, Francesco Capria, Nicola Cantafora, Antonio Merante, Giuseppe Di Renzo, Daniela Garisto, Francesco Sabatino, Antonia Nicolini, Giovanni Vecchio, Francesco Schimio Gianni Russano, Salvatore Staiano, Demetrio Procopio, Pamela Tassone, Vincenzo Brosio.
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