Così venivano distribuiti i consensi del clan di Cerva secondo Danilo Monti: «Aiutammo una candidata della Lega che prese circa 100 voti e una di Botricello». Lo scontro per le Comunali e l'interesse di Iervasi per la elezioni del 2012 (e per la formazione della giunta)
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«Mi ricordo pure di questo medico, c’erano delle elezioni e ci chiese dei voti». Nei verbali di Danilo Monti è centrale il racconto dei rapporti tra i clan di ’ndrangheta della Sila piccola e le amministrazioni comunali di quell’area. Piccoli comuni sui quali si concentrano, comunque, le attenzioni delle cosche. Sono racconti frammentari che tengono insieme i favori chiesti e resi dai gruppi criminali che ruotano attorno a Cerva. Monti racconta di aver chiesto aiuto per problemi di salute di suo padre: si sarebbe rivolto a Pasquale Scorza (uno dei nomi aggiunti di recente al novero degli indagati nell’inchiesta Karpanthos della Dda di Catanzaro) «che aveva conoscenze al Pugliese (l’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, ndr)».
«Ci siamo dati appuntamento proprio all’ospedale – spiega – e parlò con lui un dottore di Magisano che fece ricoverare subito mio padre». Quel medico chiese dei voti a Monti: non era l’unico. Santino Gigliotti, imprenditore ucciso a colpi di kalashnikov a Sorbo San Basile nel 2016, avrebbe fornito indicazioni diverse e portato il proprio candidato a Cerva. La decisione finale sarebbe stata quella di «dividere i voti tra il candidato sostenuto da Pasqualone e il candidato sostenuto da Santino Gigliotti». «Facemmo votare i nostri familiari», evidenzia il pentito. Che in quanto a questioni politiche non si dimostra molto preciso: «Erano elezioni o provinciali o regionali».
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Giovanni Sacco, anche lui indagato in Karpanthos e ritenuto vicino al clan di Cerva, avrebbe invece raccolto «dei voti per una persona della Lega, che poi prese circa 100 voti su Cerva». Un’altra persona, invece, chiese un aiuto “elettorale” a Monti: «La candidata per cui mi chiese i voti era una donna (…). Dovevamo appoggiare una candidata di Botricello del centrodestra». Il pentito si presta alla raccolta delle preferenze non per questioni di stretta comunanza criminale ma perché l’uomo che glielo avrebbe chiesto «mi aveva fatto togliere dei protesti, lo avevo pagato poco in confronto a quanto si prendeva. Quando mi ha chiesto di sostenere questa candidata se non erro avevo già commesso l’omicidio di Francesco Rosso».
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Anche le elezioni comunali del 2012 a Cerca sono oggetto delle confessioni di Monti. «Sempre a livello politico – dice – ricordo che quando Fabrizio Rizzuti (che anni dopo sarebbe diventato sindaco, ndr) si è candidato e perse e vinse Mario Marchio (ex sindaco del Comune non indagato, ndr), Vincenzo Antonio Iervasi mi chiese se potevo dare i voti della mia famiglia a Mario Marchio, però io gli feci la negativa dicendogli che Fabrizio era mio cugino». Quel no sarebbe stato preso con filosofia da Iervasi («mi disse che mio cugino avrebbe perso lo stesso»). In effetti è Marchio a vincere le elezioni. Il presunto accordo con Iervasi, considerato uno degli elementi di spicco del gruppo criminale, non sarebbe durato a lungo. Il primo cittadino, infatti, non avrebbe mantenuto i patti presi per la formazione della giunta comunale. «Infatti – spiega Monti – la volta successiva Iervasi non l’ha voluto appoggiare, intendo Marchio. Marchio non si era comportato bene, tanto che Iervasi una volta che sono andato a Torino mi disse che saremmo dovuti scendere in Calabria e ammazzare l’ex sindaco Marchio, che questa cosa avremmo dovuto farla io e lui, perché gli altri non erano portati per commettere omicidi».