Non regge l’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo in relazione al processo nato dall’operazione “Amarcord” che mirava a far luce sull’omicidio di Antonino Lopreiato, 51enne di Stefanaconi ucciso l’8 aprile del 2008. Nonostante la richiesta di pena all’ergastolo per tre dei quattro imputati, la Corte d’Assise di Catanzaro ha assolto per non aver commesso il fatto: Emilio Antonio Bartolotta, 42 anni, Annunziata Foti, 43 anni, moglie di Bartolotta, e Francesco Calafati, 43 anni, tutti di Stefanaconi. Assolta anche Loredana Patania di Stefanaconi, collaboratrice di giustizia per la quale lo stesso pm, Andrea Mancuso, aveva chiesto l’assoluzione.

L’omicidio di Lopreiato, secondo l’operazione antimafia “Amarcord”, sarebbe maturato nell’ambito di uno scontro fra il clan Lopreiato-Patania (la vecchia “societa’ maggiore” di Stefanaconi) ed un nuovo gruppo criminale, vicino ai Bonavota di Sant’Onofrio, nato nel 2007 a Stefanaconi attorno alle figure di Emilio Bartolotta e Francesco Calafati

Secondo l’accusa, la vittima era ritenuta da Bartolotta e Calafati fra gli autori della scomparsaper “lupara bianca” (14 dicembre 2007) del 31enne Salvatore Foti e si sarebbe inoltre attivata per ritrovare il cadavere di Michele Penna, il segretario cittadino dell’Udc di Stefanaconi pure lui scomparso per “lupara bianca” in quanto intenzionato a formare un autonomo clanAll’atto del fermo di indiziato di delitto vergato dalla Dda di Catanzaro (pm dell’epoca Simona Rossi), per l’omicidio di Antonino Lopreiato, alias “Ninu I Murizzu”, risultavano indagati quali esecutori materiali anche Francesco Scrugli (poi ucciso a Vibo Marina dal clan Patania nel marzo del 2012) e Rosario Battaglia, quest’ultimo ritenuto al vertice del clan dei Piscopisani.

 

Un’accusa formulata sulla scorta delle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Loredana Patania che, per quanto riguarda gli esecutori materiali, non ha però retto ai successivi approfondimenti degli inquirenti. Francesco Scrugli, infatti, si trovava in carcere il giorno in cui fu commesso l’omicidio di Antonino Lopreiato, mentre per quanto riguarda Rosario Battaglia anche le dichiarazioni del collaboratore Raffaele Moscato non hanno fatto altro che confermare la scelta della Dda di Catanzaro di non chiedere per lui il rinvio a giudizio, lasciandolo fuori da una vicenda giudiziaria basata (per quanto concerne gli esecutori materiali del delitto) sulle sole dichiarazioni di Loredana Patania.

 

Da ricordare che Antonino Lopreiato era legato ai Patania da vincoli di parentela. La vittima era inoltre fratello di Salvatore Lopreiato, 52 anni, alias “Zorro”, condannato in primo grado ad 8 anni e 4 mesi nel processo nato dall’operazione “Gringia” per il tentato omicidio di Francesco Calafati (febbraio 2012), ma poi assolto nel giudizio d’appello.

Il collegio di difesa era così composto: Salvatore Staiano per Emilio Bartolotta, Sergio Rotundo e Bruno Ganino per Francesco Calafati e Marinella Chiarella per Annunziata Foti.