Gli indagati avrebbero messo in piedi un sodalizio di tipo mafioso che si sarebbe infiltrato negli appalti per lavori in autostrada e la realizzazione di grandi opere
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Nove persone in manette nel Torinese, tutte ritenute legate alle ‘ndrine Nirta e Pelle di San Luca. Secondo le indagini, condotte tra il 2014 e il 2021 dal Ros e dalla Stazione carabinieri di Leinì e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino, gli arrestati avevano messo in piedi un sodalizio di tipo mafioso che si era infiltrato nel tessuto economico della provincia piemontese.
Gli indagati avrebbero operato facendo «sistematico ricorso» all’intimidazione con i concorrenti e offrendo protezione a vittime di atti estorsivi, penetrando nell’economia legale attraverso aziende di edilizia e trasporti che avrebbero ricevuto, almeno a partire dal 2014, commesse da appaltatori operanti nel settore autostradale e nella realizzazione delle grandi opere per svolgere lavori di manutenzione del manto stradale e movimento terra.
L’operazione è stata portata avanti dai militari del Ros e del Comando provinciale di Torino, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal gip presso il Tribunale di Torino.
Secondo i numerosi elementi indiziari raccolti, i 9 sono stati destinatari del provvedimento per i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio, estorsione, ricettazione e detenzione illegale di armi. Due di loro, ritenuti al vertice del sodalizio mafioso e direttamente coinvolti nei lavori, insieme a una terza persona, sono stati portati in carcere. Un altro, figura di vertice di una società controllata da una concessionaria del servizio autostradale, garantiva alle imprese riconducibili all’associazione risorse economiche e appalti, ed è stato posto ai domiciliari. Ulteriori cinque misure cautelari domiciliari sono state emesse per reati di estorsione, ricettazione e detenzione illegale di armi. Il giudice ha inoltre disposto, nei confronti di altri sette indagati, il sequestro preventivo di somme di denaro oggetto di riciclaggio, provento di un traffico illecito di rifiuti