NOMI | L’indagine reggina aveva fatto luce su un giro di corruzione nel settore pulizie e sanificazione. Nell'elenco delle persone coinvolte figurano professionisti di spicco del settore sanitario e imprenditori (ASCOLTA L'AUDIO)
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La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha chiuso le indagini relative all’inchiesta “Inter nos”, a seguito della quale era finito agli arresti domiciliari l’ex consigliere regionale Nicola Paris. Sono ventisei in tutto le persone sotto inchiesta. Secondo quanto appurato dai finanzieri, con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria, vi sarebbe stata una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di corruzione, turbata libertà degli incanti, astensione dagli incanti e, più in generale, di delitti contro la pubblica amministrazione.
L’inchiesta Inter nos
Del reato di associazione per delinquere sono accusati in 11: Antonino Chilà, Giovanni Lauro, Antonino D’Andrea, Mario Carmelo D’Andrea, Domenico Chilà, Angelo Zaccuri, Bruno Martorano, Lorenzo Delfino, Sergio Piccolo, Gianluca Valente, Antonio Costantino. Insieme avrebbero costituto, mediante la realizzazione di forme collusive e di corruzione e la realizzazione di una cassa comune, un vero e proprio cartello atto a monopolizzare il settore di competenza ed eliminare ogni possibile forma di concorrenza. Il tutto con l’aggravante per aver agevolato le attività della ‘Ndrangheta.
Nei confronti di Domenico Chilà, invece, c’è anche l’accusa di associazione mafiosa all’interno della cosca Serraino, divenendo, secondo la Procura, imprenditore di riferimento del sodalizio mafioso nel settore dei servizi di pulizia e sanificazione, stringendo uno stabile e permanente accordo con gli esponenti di vertice della ‘Ndrangheta reggina e assicurando agli stessi la possibilità di ricevere quote dei proventi degli appalti pubblici.
Un altro reato che vede un discreto numero di indagati è quello di concorso in turbata libertà di scelta del contraente, aggravato dall’aver favorito la ‘Ndrangheta. Secondo la Procura, Domenico Chilà, Antonio Chilà, Angelo Zaccuri, Bruno Martorano, Lorenzo Delfino, Gianluca Valente, Sergio Piccolo, Nicola Calabrò, Francesco Macheda, Grazia Rosa Anna Squillacioti, Filomena Ambrogio, Angela Minniti e Francesco Sarica. Stando alla tesi accusatoria, gli indagati avrebbero, con doni, promesse, collusioni ed altri mezzi fraudolenti, turbato il procedimento amministrativo volto a scegliere il contraente per i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie da parte dell’Asp di Reggio Calabria, adottando anche plurime proroghe alla scadenza dei contratti, favorendo indebitamente i vecchi aggiudicatari che proseguivano a svolgere il servizio in assenza di regole di gara d’appalto e di contratto.
I reati contestati nell’inchiesta Inter nos
Nello specifico, Domenico e Antonino Chilà, in qualità di amministratori della Sipam srl, quindi, dal 6 giugno 2012 in qualità di amministratori di fatto della società cooperativa Helios. Angelo Zaccuri, in qualità di amministratore di fatto della A. E.S. srl che dall’otto ottobre 2010 cedeva il principale ramo d’azienda di servizio di pulizie alla “Brutia srl”, gestita anche da Zaccuri. Bruno Martorano, in qualità di amministratore di fatto della G. S.A. srl e successivamente della S. G. S., srl entrambe formalmente riconducibili alla madre. Lorenzo Delfino, Gianluca Valente e Sergio Piccolo, in qualità rispettivamente Delfino Lorenzo di amministratore della Coopservice scarl fino al 2009 e, poi, del Gruppo Consortile Coopservice Gestioni srl al quale la predetta cedeva integralmente il principale ramo d’azienda. Sergio Piccolo in qualità di vice presidente sia della “Coopservice Scarl” fino al 2009, poi della neocostituita “Gruppo Consortile Coop Service Gestioni” e Gianluca Valente in qualità di consigliere di amministrazione e già membro della Coopservice Scarl e della Omnia Service, società consorziata del “Gruppo Consortile Coop Service Gestioni”.
Nicola Calabrò, nella qualità di Direttore dell’ufficio acquisizione beni e servizi dell’Asp di Reggio Calabria; Francesco Macheda, in qualità di responsabile unico del procedimento nei procedimenti di formalizzazione della spesa per il servizio di pulizia. Grazia Rosa Anna Squillacioti, nella qualità di direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria. Filomena Ambrogio, nella qualità di funzionario preposto all’ufficio acquisizione beni e servizi dell’Asp di Reggio Calabria; Angela Minniti, nella qualità di dirigente dell’Ufficio programmazione e bilancio dell’Asp. Francesco Sarica, nella qualità di commissario straordinario dell’Asp.
Ancora, i pubblici ministeri hanno contestato il reato di concorso in turbata libertà degli incanti, aggravata dall’aver favorito la ‘Ndrangheta, nei confronti di Domenico Chilà, Antonio Chilà, Angelo Zaccuri, Bruno Martorano, Lorenzo Delfino, Gianluca Valente, Sergio Piccolo, Nicola Calabrò, Francesco Macheda, Filomena Ambrogio, Antonio Costantino, Fortunato Luvarà e Giuseppe Giovanni Galletta.
Inchiesta Inter nos, corruzione
È un capo piuttosto articolato quello che vede diversi indagati accusati di concorso in corruzione aggravata. Si tratta di Antonino Chilà, Domenico Chilà, Angelo Zaccuri, Bruno Martorano, Lorenzo Delfino, Sergio Piccolo, Gianluca Valente, Antonio Costantino, Nicola Calabrò, Francesco Macheda. Secondo l’accusa, Calabrò, quale presidente della commissione di gara nella procedura di affidamento del servizio di pulizie e sanificazione delle strutture sanitarie ed amministrative dell’Asp reggina, e Macheda, collaboratore amministrativo esperto, dunque pubblici ufficiali, indebitamente si facevano promettere una utilità dai rappresentanti dell’Ati “Helios” che promettevano una consistente somma di denaro, da corrispondersi per ciascuno in plurime dazioni, suddivise in mensilità e ripartite in quota parte per ciascuna delle imprese corruttrici costituenti l’Ati, al fine di compiere un atto contrario allo specifico dovere d’ufficio cui erano preposti.
Il ruolo dell’ex consigliere Paris
Anche l’ex consigliere Paris entra nell’inchiesta per un episodio di corruzione. Secondo l’accusa, questi, nella sua qualità di consigliere, su richiesta di Antonino Chilà, Antonino D’Andrea, Giovani Lauro, quest’ultimo membro del suo staff e in precedenza rappresentante legale della Helios, tentava di intervenire nei confronti dell’allora governatore facente funzioni della Regione, Antonio Spirlì, al fine di sollecitare il rinnovo contrattuale del funzionario asservito, il cui mandato era in scadenza, nell’interesse degli imprenditori della Helios che lo avevano sostenuto durante la campagna elettorale, così procurando al funzionario un’ulteriore utilità consistente nella prosecuzione del rapporto di lavoro all’Asp di Reggio Calabria, nella percezione di emolumenti stipendiali e nella concreta possibilità di continuare a ricevere illecite dazioni a titolo di remunerazione per l’asservimento della propria funzione agli interessi imprenditoriali dei soci della cooperativa Helios.
L’elenco degli indagati
- Domenico Chilà cl. ‘63
- Antonino Chilà cl. ‘67
- Giovanni Lauro cl. ‘77
- Antonino D’Andrea cl. ‘85
- Angelo Zaccuri cl. ‘56
- Bruno Martorano cl. ‘75
- Lorenzo Delfino cl. ‘67
- Sergio Piccolo cl. ‘67
- Gianluca Valente cl. ‘77
- Antonio Costantino cl. ‘67
- Mario Carmelo D’Andrea cl. ‘55
- Massimo Costarella cl. ‘64
- Francesco Macheda cl. ‘49
- Nicola Calabrò cl. ‘50
- Giuseppe Corea cl. ‘69
- Filomena Ambrogio cl. ‘57
- Fortunato Luvarà cl. ‘51
- Giuseppe Giovanni Galletta cl. ‘58
- Rosalba Pennestrì cl. ‘57
- Salvatore Idà cl. ‘64
- Angela Minniti cl. ‘63
- Grazia Rosa Anna Squillacioti cl. ‘50
- Francesco Sarica cl. ‘55
- Domenico Custoza cl. ‘55
- Domenico Salvatore Forte cl. ‘52
- Nicola Paris cl. ‘81