La Direzione investigativa antimafia di Catanzaro sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro persone ritenute responsabili del delitto avvenuto nel 2004 a Cosenza
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Questa mattina gli uomini della Dia di Catanzaro hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di quattro persone emesse dal Gip di Catanzaro, su richiesta di questa Procura Distrettuale, nei confronti di Giovanni Abruzzese (cl. 59), Carlo Lamanna (cl. 67), Mario Attanasio (cl. 72) e Umile Miceli (cl. 66), tutti stabilmente inseriti nella criminalità mafiosa cosentina.
I 4 destinatari del provvedimento restrittivo, sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dell’omicidio di Francesco Marincolo, killer del gruppo Ruà-Lanzino, avvenuto 28 luglio del 2004 a Cosenza, e del contestuale tentato omicidio di Adriano Moretti, ultimo atto della sanguinosa guerra di mafia combattuta nel capoluogo bruzio tra il 1999 ed il 2000, fra i contrapposti clan confederato Lanzino-Cicero ed il gruppo dei Bruni “Bella bella”. Con tale omicidio i gruppi criminali cosentini raggiunsero una pax mafiosa che prevedeva un patto di non belligeranza e la spartizione equa, tra i gruppi, dei proventi delle varie attività illecite.
Le ricostruzioni investigative, corroborate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che nel tempo ne hanno riferito, hanno consentito di accertare che ad esplodere i colpi mortali nei confronti del Marincolo, al momento dell’agguato a bordo della propria auto, fu lo stesso Michele Bruni, dopo aver affiancato l’auto della vittima, a bordo di una moto, guidata da Carlo Lamanna e risultata poi rubata alcuni giorni prima sul lungomare di Paola. Sull’auto del Marincolo, al momento dell’omicidio di questi, si trovava, per caso, anche Adriano Moretti, che venne ferito da alcuni colpi di arma da fuoco, ma che dalle indagini risultò non essere obiettivo dei killer, anche se cognato del noto boss Gianfranco Ruà.
Il movente
Le complesse indagini condotte dalla Sezione Dia di Catanzaro hanno consentito, in relazione all’omicidio Marincolo, di individuare i mandanti, gli esecutori ed i fiancheggiatori del fatto di sangue consumatosi nel luglio del 2004, in via Lanzino a Cosenza, riconducendone il movente, oltre che nella volontà di affermare la supremazia criminale della cosca di appartenenza, nella vendetta attuata da Michele Bruni contro i clan avversi (con il Marincolo che, in quel preciso momento storico, era l’unico elemento di spicco non detenuto) responsabili, tra gli altri, dell’omicidio del padre Francesco, avvenuto nel luglio 1999, e dell’omicidio di Antonio Sena, avvenuto nel maggio del 2000.
Le dichiarazioni dei pentiti
Le indagini, corroborate dalle dichiarazioni dei primi collaboratori di giustizia, consentivano di individuare gli esecutori dell’omicidio di Marincolo e, successivamente, per mezzo di ulteriori attività d’indagine supportate dalle dichiarazioni di altri e più recenti collaboratori di giustizia, si completava con ulteriori e significativi elementi di responsabilità, evidenziati a carico degli indagati, in ordine al citato omicidio, e confluiti nel provvedimento restrittivo.
Individuati mandanti, esecutori e fiancheggiatori
Sui ruoli di ciascun destinatario della misura cautelare, le risultanze delle indagini e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, concordemente individuano il defunto Michele Bruni, insieme a Carlo Lamanna, quali esecutori materiali dell’omicidio, Giovanni Abbruzzese quale partecipe alla fase deliberativa dell’omicidio, in ragione dell’alleanza, al tempo, fra il clan Bruni “Bella bella” e quello degli “Zingari”, Umile Miceli con il compito di studiare le abitudini della vittima e con funzioni di palo o “specchietto” e Mario Attanasio con funzioni di appoggio logistico sia nelle fasi precedenti che in quelle successive all’agguato omicidiario.