C’è un prima e un dopo nella storia criminale di Gioia Tauro, uno spartiacque segnato dall’omicidio di Rocco Molè, avvenuto in contrada Ciambra l’1 febbraio 2008. Dopo 11 anni restano ancora avvolti nel mistero autore e mandante del delitto che segnò la rottura della storica alleanza dei clan Piromalli e Molè, un connubio che sembrava indissolubile.
Negli ultimi anni sono stati diversi gli uomini delle cosche della città del porto che sono diventati collaboratori di giustizia, ma la Procura antimafia di Reggio Calabria non è riuscita ancora a trovare lo spunto investigativo giusto per risolvere il caso. Importanti dichiarazioni, però, sono state rilasciate dall’ultimo collaboratore di giustizia Francesco Trunfio. Le sue rivelazioni, rimaste omissate fino a pochi giorni fa, sono diventate pubbliche dopo che il pm Giulia Pantano ha ottenuto l’acquisizione nel processo “Provvidenza”, ultima inchiesta in ordine di tempo della Dda di Reggio Calabria contro il clan Piromalli.


«Durante la detenzione per i fatti contestatimi nel procedimento Provvidenza – in cui sono stato arrestato per il reato di cui all'art 416 bis c.p. ed il tentato omicidio di Zito Michele (oltre che per il reato associativo finalizzato a traffici di droga) - sono entrato in stretto contatto con Domenico Stanganelli, esponente di spicco dei Molè, fino al suo trasferimento in altra struttura penitenziaria dopo l'applicazione del regime del 41 bis dell'ordinamento penitenziario, ricevendo dallo stesso moltissime confidenze, anche in relazione all'assassinio del di lui zio Rocco Molè».
Dichiarazioni importanti sulla presunta rappresaglia che una parte della cosca Molè avrebbe organizzato per vendicare l’omicidio dell’allora reggente della famiglia, ma che di riflesso fornirebbero elementi anche sui presunti autori del delitto. «Stanganelli – sostiene Trunfio - mi disse di aver tentato di assassinare Mommino Piromalli e Luca Piromalli, perché ritenuti responsabili dell'omicidio dello zio Rocco Molè; di non averli però trovati in campagna». «Stanganelli – continua il collaboratore Trunfio - era andato ad assassinare Mommino Piromalli, accompagnato da Vincenzo Palumbo detto "u pitteraru", appartenente alla cosca Molè».
Un omicidio di un personaggio della caratura criminale di Rocco Molè non poteva non avere un mandante eccellente.
«L'ordine chiaramente – sostiene Trunfio - era partito da Antonio Piromalli, per via delle frizioni sorte tra i Piromalli e i Molè per via del centro commerciale Annunziata».