Non avevano gradito, Cosimino Abbruzzese e il suo compare (il cui nome non compare nell’elenco degli indagati dell’ordinanza Clean Money), di essere stati arrestati in flagranza di reato per detenzione e spaccio di cocaina. Così il 26 settembre scorso, nel corso dell’udienza davanti al Tribunale di Catanzaro che li vedeva imputati, hanno ben pensato di rivolgersi agli ufficiali di polizia giudiziaria che dovevano testimoniare facendo il gesto dello sgozzamento e minacciando di ucciderli davanti alla porta di casa, di tagliargli la testa, di fargli fare tre mesi d’ospedale, «tanto lo so dove abiti».

L’udienza e le minacce

L’atteggiamento minaccioso dei due ha richiesto l’intervento dei carabinieri. Anche perché i due erano incontenibili e hanno anche fatto capire a chiare lettere di non temere affatto una nuova detenzione. Non temerla al tal punto da mettersi a inveire anche contro lo stesso giudice e l’ispettore di polizia presente al quale veniva intimato di farsi i fatti suoi. Il giudice Gilda Danila Romano, che ha emesso l’ordinanza, fa notare come Abbruzzese, nonostante i suoi sette anni di detenzione già scontati per associazione mafiosa, non abbia mai dato un freno alla propria vocazione criminosa. Il carcere lo aveva già conosciuto, per lui doverci tornare era un timore inesistente. La galera non gli faceva paura – ci tiene a dirlo – perché si era già fatto 40 anni e sarebbe andato a prendere i poliziotti a casa uno per uno.D’altronde Cosimino Abbruzzese, 70 anni, detto U Tubu, è stato già protagonista di svariate operazioni di polizia, Dda Falco Ghibli nel 1993, Revenge nel 2006 che lo ha visto condannato per il reato di associazione mafiosa, e il più recente Passo di Salto.

Il denaro mandato da Grande Aracri per Natale

Il collaboratore di giustizia Santo Mirarchi, nipote di Cosimino Abbruzzese, ha spiegato che i capi della comunità rom, tra cui anche U Tubu, godevano solo di un riconoscimento interno e non all’esterno dalle altre cosche che tuttavia acconsentono ai loro reati. Una sorta di equilibrio che garantiva ai rom di avere approvazione e anche sostegno economico da parte delle cosche di Isola Capo Rizzuto. Il boss Nicolino Grande Aracri, pur escludendoli dalle grandi spartizioni, faceva pervenire loro somme di denaro per le festività natalizie. Dieci/ventimila euro da dividere tra capi tra cui Cosimino Abbruzzese.