Nella chiusura indagini dell’inchiesta Sahel la Dda ipotizza il concorso esterno in associazione mafiosa e la rivelazione di segreto d’ufficio a carico di Renato Guarnieri. Nel 2022 avrebbe svelato l’esistenza di un’indagine
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È accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione di segreto d’ufficio, Renato Guarnieri, funzionario giudiziario della Procura di Catanzaro che avrebbe passato informazioni secretate alla famiglia di ‘ndrangheta Martino.
Il suo nome compare oggi nella chiusura indagini dell’inchiesta Sahel che vede indagate 54 persone ritenute intranee o contigue alla cosca cutrese.
Secondo l’accusa, vergata dal sostituto procuratore Paolo Sirleo, Guarnieri avrebbe avuto il compito di fornire informazioni riservate alla famiglia Martino, collegata ai Grande Aracri, e in particolare avrebbe rivelato a Carlo Verni, cognato del boss Vito Martino, l’esistenza di un’inchiesta della Dda di Catanzaro che avrebbe comportato arresti tra Crotone, Catanzaro e Papanice. Così facendo il funzionario giudiziario avrebbe messo la cosca nelle condizioni di eludere le indagini sapendo, tra l’altro di poter contare su una persona bene introdotta nel circuito giudiziario.
In una occasione, a maggio 2022, Renato Guarnieri, all’epoca assegnato alla segreteria unica della sezione ordinaria, competente per i reati contro la Pubblica amministrazione, avrebbe rivelato l’esistenza di una indagine inviando le foto di un sospettato con tanto di nome e cognome.
Guarnieri avrebbe rivelato che il soggetto in questione era una persona che seminava il panico, un violento, un soggetto di Catanzaro Lido. La raccomandazione del funzionario era quella di far vedere la foto dell’indagato ai figli del suo confidente perché stessero attenti e alla larga da lui, raccomandandosi di non far girare l’immagine.
Il riferimento è a un soggetto che girava armato per Catanzaro Lido e che seminava il panico con estorsioni, danneggiamenti e lesioni. Un soggetto poi effettivamente tratto in arresto pochi giorni dopo.