"Dalla coppola agli swap" è il titolo del convegno organizzato dall’Università di Reggio Calabria e tenutosi ieri a Roma presso la biblioteca “Giovanni Spadolini” del Senato della Repubblica. Tanti gli interventi che hanno messo in luce un aspetto fondamentale della criminalità organizzata: : l'evoluzione della mafia e della 'ndrangheta globalizzata. La ‘ndrangheta “si è trasformata in una potentissima holding internazionale. Siamo davanti a una nuova dimensione globale della criminalità organizzata. Addio alla visione naif di picciotti, lupare e coppole”. E l’ex parlamentare Franco Laratta lancia l’allarme: “al nord Italia la 'ndrangheta è stata legalizzata”.

 

Secondo il professor Domenico Marino, docente di Politica economica presso la "Mediterranea" di Reggio Calabria, autore del libro che porta il nome del dibattito “una nuova generazione di colletti bianchi cura gli affari delle organizzazioni criminali che oggi investono in maniera globale attraverso società legali, società offshore e banche di investimento. Le operazioni societarie che negli anni Ottanta venivano effettuate dai grandi gruppi industriali per spostare capitali all'estero, per creare fondi neri e per operazioni finanziarie borderline sono entrate nel patrimonio culturale. Le grandi opere sono sempre a rischio di infiltrazioni mafiose. E questo vale a maggior ragione per Expo 2015 e per il Ponte sullo Stretto. Va innanzitutto messo in evidenza il fatto che una parte considerevole degli appalti – soprattutto quelli che saranno assegnati immediatamente dopo l'inizio dell'opera – sarà concentrata nei settori del cemento e del movimento terra. Questi settori sono storicamente ad alta intensità criminale, e al tempo stesso svolgono un servizio che difficilmente, se non a costi molto più elevati, può essere fatto giungere da altre parti del Paese. In genere le imprese aggiudicatarie degli appalti subappaltano queste lavorazioni a imprese locali, proprio perché esiste una convenienza reale nell'affidare a terzi queste lavorazioni. Si può quindi parlare in assenza di azioni correttive di un effetto moltiplicativo dell'investimento pubblico in Grandi Opere sui profitti privati tratti da imprese che operano illegalmente”.


Franco Laratta, già membro della Commissione parlamentare antimafia, ha parlato del "caso Reggio": “Parte delle istituzioni hanno lasciato andare avanti per anni la corruzione mafiosa, e anche lo Stato è intervenuto tardi, troppo tardi, mentre noi in parlamento ci battevamo per fermare lo sfascio di un'intera città e del suo comune, le cui porte venivano spalancate alle cosche”.