"Tutte le condanne alla cosca Lo Giudice vanno confermate in secondo grado". È questa la richiesta del sostituto procuratore Danilo Riva impegnato a sostenere l’accusa nel processo a carico di alcuni presunti affiliati alla ‘ndrina di Santa Caterina. Il pg ha quindi chiesto alla Corte d’Appello presieduta da Massimo Gullino di confermare quanto deciso dal Tribunale di Reggio Calabria il 3 giugno del 2014. Il processo di secondo grado è stato aggiornato al 2 marzo quando inizieranno le arringhe dei difensori. La sentenza è attesa per aprile.

 

Le pene inflitte nel processo di primo grado:


- Luciano Lo Giudice capoclan: 20 anni di carcere


- Antonino Cortese, il presunto armiere della cosca, è stato condannato a 18 anni di reclusione


- Giuseppe Reliquato e Bruno Stilo: 16 anni di galera


- Saverio Spadaro Tracuzzi, colonnello dei Carabinieri, ritenuto colpevole del reato di concorso esterno in associazione mafiosa: 14 e 6 mesi anni di reclusione


- Salvatore Pennestrì: 13 anni di carcere


- Fortunato Pennestrì: 10 anni


- Giuseppe Lo Giudice: 7 anni e 6 mesi di carcere


- Antonino Spanò:  6 anni


- Giuseppe Cricrì: 4 anni e 6 mesi


Assolti perché il fatto non sussiste Enrico Rocco Arillotta e Antonino Arillotta.


Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di essere boss e gregari del clan Lo Giudice, una delle cosche reggine maggiormente in viste e tra le più pericolose, capace di essere collante tra ndrangheta e istituzione. L’esempio concreto sarebbe proprio il coinvolgimento di Tracuzzi, colonello dei carabinieri che, per l’accusa, avrebbe portato avanti i rapporti con Luciano Lo Giudici e a cui avrebbe offerto supporto in svariate occasione e in diverse operazioni e perquisizioni.