Tra i reati contestati nell'ambito dell'operazione antimafia: traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, estorsione e minacce
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Sono 96 le persone alle quali la Dda di Catanzaro ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nell'ambito dell'inchiesta "Infectio" che il 12 dicembre scorso aveva portato all'esecuzione di 23 arresti, venti in carcere e tre ai domiciliari, e al sequestro di beni per 10 milioni di euro.
L’inchiesta Infectio
Le accuse contestate agli indagati sono, a vario titolo, associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, estorsione, minacce, violenza privata e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria che avevano come obiettivo frodi ai danni del sistema bancario. Tra i dettagli, le intercettazioni su presunto fallito attentato al procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Le cosche in Umbria
L'avviso di conclusione delle indagini, firmato dai sostituti procuratori Domenico Guarascio, Paolo Sirleo, Antonio De Bernardo e Andrea Giuseppe Buzzelli, approfondisce quanto era emerso nel maggio del 2019 in occasione dell'operazione "Malapianta" riguardo le attività illecite delle cosche di 'ndrangheta di San Leonardo di Cutro (Mannolo, Zoffreo e Trapazzo) e della loro proiezione in Umbria, dove avrebbero impiantato un lucroso traffico di stupefacenti anche con la complicità di esponenti della criminalità albanese, alterando, attraverso le estorsioni, la libera concorrenza nell'esecuzione di lavori edili. Le cosche si erano attivate anche a favore di candidati alle consultazioni amministrative locali. Le presunte attività criminali sarebbero state concordate con la cosca Grande Aracri di Cutro, da cui dipende la fazione di San Leonardo.