Cinque calabresi sono stati assolti in via definitiva dall'accusa di associazione mafiosa. Lo ha deciso la Cassazione nel pomeriggio di oggi, 1 febbraio, chiamata per la seconda volta a pronunciarsi sul procedimento nato da una operazione della procura antimafia di Torino denominata Colpo di coda. Un'inchiesta sulla penetrazione della 'ndrangheta a Chivasso, centro della provincia torinese. Imputati nel procedimento giunto in Cassazione sono Salvatore e Michele Dominello, fratelli di Rocco Dominello (difesi dall'avvocato Domenico Putrino), il 44enne ex ultras della Juventus originario di Rosarno condannato nel processo Alto Piemonte.

Alla sbarra anche Angelo Benedetto, Antonino Marino e Nicola Marino. Le accuse nei confronti degli cinque calabresi traevano spunto da una intercettazione telefonica nella quale si facevano i conti dei soldi racimolati per una colletta in favore dei detenuti finiti in carcere nella maxi operazione Minotauro, della quale Colpo di coda è la prosecuzione. Per i giudici della Cassazione, questo elemento da solo non poteva essere considerato una prova per definire gli imputati affiliati alla 'ndrangheta. 

Tutti erano stati condannati tutti in Corte d’appello di Torino a pene comprese tra i 7 e gli 8 anni di carcere. La Cassazione aveva annullato con rinvio la prima sentenza della Corte d’appello nel 2019. La Suprema Corte aveva chiesto alla procura antimafia di fare emergere nuovi eventuali indizi emersi nel processo per sostanziare come mafiosa la condotta dei cinque calabresi. I giudici torinesi, nell'appello bis del processo, avevano confermato le condanne per associazione mafiosa e inserendo come nuova motivazione la partecipazione dei cinque imputati a matrimoni e funerali. La Cassazione, però, non ha ritenuto neanche questi nuovi elementi sufficienti annullando senza rinvio la seconda sentenza di appello e assolvendo in via definitiva gli imputati.