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Al termine di complesse e articolate indagini, dalle prime ore di oggi gli investigatori del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e della Squadra Mobile di Reggio Calabria stanno dando esecuzione ad un Decreto di Fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di diversi soggetti accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena. Avrebbero favorito la latitanza Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, inseriti nell'elenco dei ricercati pericolosi del Ministero dell'Interno, catturati dalla Polizia di Stato in agro di Maropati (RC) il 29 gennaio 2016, in un covo costruito in una zona impervia di campagna, completamente mimetizzato nella fitta vegetazione, nonché del latitante Antonio Cilona, appartenente alla cosca Santaiti di Seminara (RC), condannato all'ergastolo in secondo grado.
Gli arrestati:
Achille Rocco Scutella, 28 anni
Domenico Facchineri, 25 anni
Luigi Facchineri, 22 anni
Elio Arcangelo Morfea, 21 anni
Antonio Cutrì, 29 anni
Giuseppe Antonio Trimboli, 55 anni
Pietro Garzo, 40 anni
Annunziato Garzo, 33 anni
Vincenzo Rosace, 33 anni
Pietro Melito, 27 anni
Pasquale Vitalone, 26 anni
Si sono sottratti alla cattura e sono attualmente ricercati:
Francesco Antonio Crea, 54 anni
Mario Luciano Crea, 27 anni
Girolamo Facchineri, 50 anni
L'arresto dei latitanti Crea e Ferraro - Nel gennaio 2016 la polizia di stato aveva arrestato i superlatitanti Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro in un covo-bunker in cui erano custoditi micidiali armi e munizioni a disposizione della ‘ndrangheta.
Il blitz che consentiva la cattura dei super-latitanti veniva effettuato dopo mesi di indagini condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, con il coordinamento dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. L’azione, complessa, articolata e di eccezionale difficoltà operativa permetteva, oltre all’arresto dei due pericolosi latitanti, l’individuazione del loro covo dotato di ogni comfort, dove venivano rinvenute e sequestrate armi - alcune cariche e pronte all’uso - (8 pistole, 3 armi lunghe ed un kalashnikov), munizionamento di vario calibro, esplosivo, detonatori, nonché un monitor e delle microtelecamere collegate per la videosorveglianza esterna del nascondiglio.
'Ndrangheta: arrestati due latitanti storici. Si nascondevano in un bunker di metallo
Il ruolo dei fiancheggiatori - I soggetti legati alle cosche svolgevano il ruolo di “vivandieri”, assicurandone i collegamenti con gli altri membri della cosca e, più in generale, con i familiari, procurando loro appuntamenti con soggetti terzi o riportando loro e per loro conto le cosiddette “imbasciate”, provvedendo altresì a realizzare un covo completamente mimetizzato nella fitta vegetazione, fornito di acqua corrente, energia elettrica, bagno con doccia e di una cucina.
Ecco come i latitanti Crea e Ferraro comunicavano con i loro sodali