E’ un fiume in piena Raffaele Moscato, il collaboratore di giustizia vibonese che dal marzo del 2015 ha deciso di saltare il “fosso” e di svelare tutti i retroscena criminali di cui è venuto a conoscenza nel corso della sua “carriera”. E non mancano le sorprese, con legami di ‘ndrangheta ai più alti livelli con solidi rapporti fra i clan del Vibonese e del Crotonese.

 

“Ho conosciuto Paolo Lentini a Frosinone nel 2013 – racconta Moscato - e poi la conoscenza è diventata più assidua. Era aprile del 2013. Quando sono arrivato a Frosinone mi hanno detto che c’erano paesani calabresi lì detenuti e tra questi Lentini Paolo. Non ricordo chi mi ha riferito tale circostanza anche se in quel momento Lentini Paolo mancava per un processo. Al suo rientro l’ho conosciuto durante l’ora d’aria. Ero con Battaglia Rosario. Ci è stato presentato ma non ricordo da chi. Lentini sapeva chi eravamo perché gli era stato detto ed a me è stato indicato come una persona di Isola Capo Rizzuto appartenente alla criminalità organizzata. Le conversazioni avvenivano quando ci riunivamo tutti a ruota e parlavamo tutti insieme. Dopo la presentazione, Lentini ha parlato dei problemi con la guerra di mafia e ho capito che avevamo amici in comune. In seguito l’amicizia si intensificava ed io riferivo i problemi del mio sodalizio al Lentini in più circostanze. Aggiungo che parlando con tutti ci mantenevamo sul vago senza specificare. Anche al Lentini avevano detto in un primo momento che i problemi che avevamo si sarebbero risolti.

Lentini e il comparaggio con Battaglia. “In seguito il rapporto si intensificava – spiega Raffaele Moscato - tanto che ci chiamava figliocci a me e a Battaglia Rosario. Lentini avrebbe dovuto fare il compare d’anello al matrimonio del Battaglia. Poi siamo stati scarcerati e il comparaggio è stato rinviato al momento dell’uscita del Lentini. Il legame è nato a “pelle”, come due amici anche perché lui si rivedeva in noi quando era giovane anche perché gli raccontavamo di quello che avevamo fatto da un punto di vista criminale. Lentini si chiamava con il soprannome di “Pistola”, inteso nel senso di testardo ed era un soprannome che derivava dal padre che in passato aera stato titolare di un bar. Lentini diceva che da giovane ne aveva combinate tante”.

La guerra di mafia del Crotonese. Paolo Lentini, secondo Raffaele Moscato, avrebbe quindi detto che “Vito Martino portava le armi e raccontava dell’episodio in cui aveva portato delle armi quando lo stesso Lentini era andato a sparare con Nicolino Grande Aracri detto “Mano di Gomma”. Quando diceva che andavano a sparare si riferiva ad agguati ma non riferiva fatti specifici in quanto non è abitudine tra detenuti di ‘ndrangheta”. Paolo Leintini, quindi – a detta di Moscato – sarebbe andato a compiere degli omicidi insieme al boss Grande Aracri di Cutro, fra i principali esponenti dell’intera ‘ndrangheta calabrese e da ultimo infiltrato pure in Emilia Romagna come svelato dall’operazione antimafia “Aemilia”.

 

“Lentini ha fatto una guerra in cui c’erano i Dragone – racconta Raffaele Moscato - e altri soggetti che mi pare si chiamano Mesiano e Maesano, o altro cognome simile alla quale Lentini ha partecipato in quanto era a loro contrapposto. Ho avuto molta difficoltà a capire tutto quello che mi ha riferito Paolo Lentini a causa del suo dialetto molto stretto e per questi molti nomi non li ricordo. Però posso dire che Lentini aveva fatto parecchi morti e parlava di un soggetto sanguinario, che indicava in tale “Macchietta”, fratello di Salvatore Nicoscia che ho incontrato in carcere a Catanzaro. Poi c’è stata una guerra più recente con i Nicoscia, Manfredi, Corda. I problemi erano legati al locale di ‘ndrangheta a capo del quale si volevano mettere i Nicoscia e sul fatto che volevano il 50 % delle estorsioni di Isola Capo Rizzuto ed anche sulla zona c.d. i Castelli a differenza delle percentuali che erano in essere che erano del 60 % degli Arena e il resto dei Nicoscia.

 

Giuseppe Baglivo