Il pentito ha illustrato le dinamiche dei gruppi criminali nel Vibonese: «Le estorsioni non come richieste di denaro ma per ricercare il consenso sociale». Gli scontri con il gruppo di Francesco Mancuso e i legami con il locale di ‘ndrangheta di Zungri
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Esame del collaboratore Antonio Accorinti di Briatico dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia nel maxiprocesso nato dalle operazioni antimafia denominate Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium. Gli assetti mafiosi su Briatico ed i rapporti con i Mancuso di Limbadi e il locale di ‘ndrangheta di Zungri al centro della deposizione del figlio del boss di Briatico Nino Accorinti. “Ho fatto parte della cosca Accorinti di Briatico sin dal 2006 dopo l’arresto di mio padre nell’operazione Odissea quando ho preso le redini del clan. Sin dall’adolescenza ho capito che mio padre aveva frequentazioni con esponenti della criminalità organizzata, molti dei quali frequentavano casa mia: Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, che era il vertice di tutto il gruppo criminale, Tonino La Rosa che era il capo a Tropea, Agostino Papaianni che comandava a Ricadi, Pasquale Quaranta di Santa Domenica di Ricadi, Domenico Polito che stava coi La Rosa, i fratelli Mazzeo, Nicola Fusca di San Marco di Cessaniti, Francesco Barbieri di Pannaconi, Gregorio Giofrè di San Gregorio d’Ippona, Raffaele Fiamingo, Nazzareno Colace di Portosalvo, Pino Bonavita di Briatico e Giuseppe Accorinti di Zungri che per mio padre era come un fratello al pari di Francesco Barbieri al quale mio padre aveva battezzato due nipoti. Giuseppe Accorinti pranzava e cenava spesso a casa mia, altre volte si incontravano alla marina di Briatico o al lido di mia proprietà. Pino Bonavita è stato invece il mio padrino di battesimo e per me – ha aggiunto il collaboratore – è stato come un secondo padre, dormiva a casa mia ed era uno di famiglia. Era legato a mio padre sin dagli anni ’70.
Il clan di Briatico e lo scontro con Francesco Mancuso
Antonio Accorinti ha quindi ricordato i componenti del clan di Briatico, un “gruppo armato che si occupava dello spaccio di stupefacenti – ha specificato –ma non praticava estorsioni intese come richieste di denaro alle attività commerciali e imprenditoriali della zona, ricercando piuttosto in paese un consenso sociale. Ai villaggi turistici della zona veniva però imposta l’assunzione del personale che doveva lavorare e la guardiania, oltre ad indicare presso quali ditte rifornirsi di beni. Del clan facevano parte, oltre a mio padre e a Pino Bonavita, mio cognato Salvatore Muggeri, Marco e Giacomo Borello, Luigi e Armando Barillari, Francesco Marchese, Armando Bonavita, Saverio Prostamo. Ricordo che una volta, in un periodo di detenzione di Pantaleone Mancuso detto Scarpuni, venne a Briatico Francesco Mancuso, detto Tabacco, accompagnato da Antonio Tripodi di Portosalvo e Raffaele Fiamingo di Rombiolo. Quando Pino Bonavita li vide scappò in spiaggia e ricordo che in quel periodo lo stesso girava sempre armato perché c’era tensione con il gruppo di Francesco Mancuso che voleva soppiantare Pantaleone Mancuso nel controllo del territorio anche su Briatico. Francesco Mancuso mi informò che c’era stato l’incendio di un immobile in località Brace di Briatico e, visto che il capo della zona era mio padre, dovevamo risarcire noi il proprietario per i danni causati dall’incendio. Così avvenne e mio padre Antonino mi mandò a pagare. In seguito abbiamo scoperto che l’incendio l’aveva fatto nel 2003 Antonello Francolino poiché nel costruire l’immobile in località Brace non si erano rivolti a lui per la fornitura di materiale”.
Il gruppo dei Melluso
Sollecitato dal pm, Antonio De Bernardo, il collaboratore Antonio Accorinti ha quindi indicato la presenza di un altro gruppo di ‘ndrangheta attivo a Briatico. “Si tratta del gruppo guidato da Leonardo Melluso comprendente i figli Simone, Emanuele e Riccardo. Con loro c’erano Marco Greco, Adriano Greco, Simone Loiacono, Felice Loiacono, Antonino Tedesco, Antonino Staropoli per un certo periodo così come Salvatore Interdonato e Giovanni Sicari, quindi Pasqualino Melluso, Pasquale Puglia e Antonio Puglia, con gli ultimi due residenti a Milano. Si tratta di un gruppo ‘ndranghetistico che operava su Briatico attraverso delle ditte edili, praticando estorsioni alle ditte esterne che venivano a lavorare in paese, ma anche di stupefacenti. I Melluso – ha aggiunto il collaboratore – avevano un bar in piazza e con il mio gruppo non ci sono mai stati attriti veri e propri, anche perché tra mio padre, Nino Accorinti, e Leonardo Melluso c’era un buon rapporto. Ricordo che solo in un’occasione Marco Greco chiese cinquemila euro al marchese Bisogni, proprietario della Baia della Rocchetta. Siccome mio zio, fratello di mia madre, lavorava in quella struttura, io mi recai da Leonardo Melluso il quale mi disse che era stato lui a mandare Marco Greco a chiedere i soldi poiché disse che ne aveva bisogno. Alla fine sono stato io a prestare il denaro e Leonardo Melluso che con il tempo me l’ha restituito. In altra occasione, invece, Riccardo Melluso ha litigato con un mio parente sparando un colpo di pistola, ma poi ci siamo chiariti”.
La fusione tra gli Accorinti e i Melluso
Nel 2014 avviene così la fusione tra il gruppo dei Melluso e quello degli Accorinti su decisione di Simone Melluso e la proposta accettata da Antonio Accorinti, che in quel momento deteneva le redini del clan in quanto il padre Nino si trovava detenuto. La fusione avrebbe trovato l’approvazione sia di Leonardo Melluso, sia di Antonino Accorinti, mentre Francesco Barbieri di Pannaconi e Nicola Fusca avrebbero spinto per dividere i due gruppi al fine di far scoppiare una faida tra i due clan di Briatico. “Del gruppo Accorinti – ha spiegato il collaboratore – nessuno aveva doti di ‘ndrangheta poiché mio padre era contrario alle affiliazioni e ai riti. Simone Melluso, con il quale ho poi instaurato un rapporto fraterno, nel 2013 mi ha poi confidato che loro – i Melluso – erano stati battezzati nella ‘ndrangheta da Peppe Accorinti di Zungri e Francesco Barbieri di Pannaconi, al pari dell’affiliazione di Carmelo e Ferdinando Il Grande, capi cosca di Parghelia. I territori di Briatico e Cessaniti ricadevano in ogni caso nel locale di ‘ndrangheta di Zungri, anche se non ho mai percepito un rapporto di subordinazione di mio padre nei confronti di Peppe Accorinti. I due avevano un rapporto fraterno”.