L’operazione

‘Ndrangheta e politica a Reggio, la «spregiudicatezza» di Barillà alle elezioni del 2020: ecco cosa accadeva nei seggi

Nel mirino della Procura reggina è finita in particolare la gestione della sezione 88 di Sambatello: nelle carte dell'inchiesta il «progetto criminoso», i complici e i brogli commessi

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di Elisa Barresi
11 giugno 2024
21:50

Un meccanismo complesso, quello descritto nelle carte dell’operazione dei carabinieri che questa mattina hanno dato esecuzione a 14 misure cautelari. Tra gli indagati il sindaco Giuseppe Falcomatà, il consigliere regionale Giuseppe Neri e il consigliere comunale Giuseppe Francesco Sera.

Un piano che «richiedeva inevitabilmente l’apporto concorsuale di più soggetti. Diretto a far risultare falsamente sugli atti delle operazioni elettorali - schede, tessere, registri e verbali delle operazioni elettorali -, che un numero, certamente apprezzabile, di soggetti si fosse recato alle urne esercitando legittimamente il proprio diritto di voto ( è un meccanismo diretto a dar luogo ad una apparente regolarità legale, formale, delle operazioni di voto, volto a mascherare un sofisticato sistema illecito di alterazione del voto)».


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Il disegno criminale

A restituire un quadro dettagliato sono le intercettazioni, telefoniche e ambientali che evidenziano come Barillà, sia per le elezioni regionali che per le elezioni comunali reggine 2020 «si attivasse al fine di dare attuazione ad un complesso disegno illecito. Diretto ad alterare gli esiti delle votazioni, con concreta incidenza sul procedimento di formazione della volontà elettorale. Egli si preoccupava in primo luogo di sistemare i propri e compiacenti scrutatori. In particolare nella Sezione 88, ricadente nel territorio di Sambatello. Di individuare compiacenti rappresentanti di lista, con il compito di agevolare specifiche operazioni illecite da parte di taluni componenti del seggio elettorale. Di reperire, anche ottenendo duplicati, le schede elettorali e i relativi documenti di identità di soggetti talora del tutto ignari di tali operazioni. Coordinare dall’esterno i compiacenti componenti del seggio e i soggetti che materialmente dovevano poi provvedere a compilare le schede e a fornire i documenti per la relativa registrazione sui registri elettorali».  

Elezioni regionali

In merito alle elezioni regionali 2020 «è stata proprio la viva voce del Barillà a far emergere come avesse messo in moto il predetto meccanismo illecito. Caratterizzato da modalità attuative molto più sofisticate e sicure rispetto a quelle emerse nella operazione “Democrazia Sovrana”, che ha visto il coinvolgimento del consigliere comunale Castorina, sottoposto a misura cautelare e di recente rinviato a giudizio per fatti analoghi (il Barillà escogitava di raccogliere le schede elettorali e di disporre dei documenti di identità dei titolari, in modo tale da evitare di farli identificare per conoscenza personale, così da generare una più credibile apparenza di regolarità legale di esercizio del voto)».

Le intercettazioni

E dalle conversazioni intercettate è emerso proprio come Barillà si preoccupasse di far sì che nella Sezione 88, ci fosse un cambio di persona. «Fatto che fa propendere per il coinvolgimento di questi nella gestione dei brogli, di fare incetta di schede elettorali assicurandosi che i titolari non si presentassero presso la Sezione, e di mettere poi in atto il citato meccanismo illecito. Che siano stati fatti brogli elettorali risulta da una chiara ammissione extraprocessuale fatta dal Barillà nel discorrere, conversare».

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I brogli

Dalle conversazioni intercettate lo stesso avrebbe ammesso di «aver fatto brogli. Precisando tuttavia che erano stati in numero minore rispetto a quelli preventivati, in ragione del fatto che gli elettori si erano poi convinti a votare, si capisce a votare secondo le sue indicazioni. Il meccanismo illecito richiedeva inevitabilmente la complicità di uno o più dei componenti del seggio elettorale. Rispetto a tale meccanismo illecito, è da dire che Araniti Domenico non risulta estraneo. Atteso che veniva informato da un soggetto non identificato di aver dato la propria scheda elettorale al genero, fatto che comprova ancora una volta come il Barillà riceva il supporto del suocero, capace di condizionare, influenzare, anche elettoralemente il territorio che controlla».

Stesso stratagemma messo in atto alle comunali reggine 2020. Un ruolo di primo piano, chiariscono gli inquirenti, è stato assunto da «Giustra Martina, che ha rapporti diretti con il Barillà a cui riconosce una determinata “posizione”, “‘importanza”, in ragione della sua appartenenza alla famiglia Araniti. Ella si è posta a disposizione delle esigenze illecite di Barillà. E si capisce che ha perseguito l’interesse ad avere un chiaro ritorno in termini di interessamento da parte del predetto Barillà sul piano lavorativo sia per lei che per le sorelle. Aiuto/interessamento che c’è poi stato, sia prima delle elezioni 2020 che successivamente, coinvolgendo a quanto pare le altre due scrutatrici ed in particolare sicuramente Iannì Caterina, ora indagata».

Il piano

Sono stati registrati incontri tra i due, riservati, in cui il Barillà spiegava cosa dovesse fare. Il percorso da seguire e indicandole con chi mettersi in contatto. «Indicazioni che la Giustra pedissequamente, con grande abilità, seguiva in occasione delle elezioni del 20 e 21 settembre 2020 assicurandosi di avvisare i complici».

E gli inquirenti riportano passaggi precisi che delineano il progetto messo in piedi. «Si capisce che i due si recavano presso il seggio (Dascola e Corsaro). E ricevevano dalla stessa Giustra, allorquando la Presidente si era allontanata per la pausa. Che era stata messa in allerta dal Castorina come si apprende dalle conversazioni di fare attenzione circa possibili irregolarità che potevano consumarsi, il quale (Castorina) evidentemente riteneva di avere l’esclusiva in tema di brogli elettorali visto quanto emerso nel procedimento che l’ha riguardato.

Ricevendo le schede elettorali vidimate, provvedendo a compilarle secondo le indicazioni avute dal Barilla, in favore del Sera e si capisce anche della Marcianò, i quali tuttavia sono estranei a tali dinamiche. Consegnando in tale circostanza tessera elettorale e documento di identità del falso elettore. Si capisce altresì che la Giustra provvedeva ad inserire nell’urna le schede e ad annotare sui registri, falsamente, che i relativi titolari si erano recati al seggio esercitando legittimamente il voto».

Spregiudicatezza

Per gli inquirenti è «disarmante la capacità manifestata dalla Giustra, all’epoca una ragazza di soli 26 anni, di piegare un ufficio pubblico, assai delicato, agli interessi illeciti del Barillà ed è ancora più disarmante è che ella si sia vantata della sua bravura, per aver posto in essere un atto “criminale” che mette in pericolo le basi del sistema democratico, di formazione democratica della volontà elettorale. Non si fa fatica a commentare tale spregiudicatezza».  

E non solo, emerge dagli atti che la Gisutra, fiera di quello che aveva fatto per le date del 20 e 21 settembre, si dichiarava «immediatamente disponibile a rifare le stesse cose anche per il successivo ballottaggio, in cui occorreva favorire il sindaco Falcomatà, anch’egli del tutto estraneo al predetto meccanismo. Ma qualcosa non andava come programmato, poichè gli impegni lavorativi della Gisutra non le consentivano di presentarsi il giorno in cui bisognava istituire il seggio.

Tale fatto non scoraggiava la Giustra, che aveva tutto l’interesse ad assecondare il suo amico Barillà, che si poneva a disposizione per le sue esigenze lavorative e quelle delle sue sorelle, proponendo di trovare una soluzione cosa che poi effettivamente faceva indicando la sorella al suo posto. E non finiva lì, poiché il giorno delle elezioni contattava la Iannì, dimostrazione del loro pieno coinvolgimento nel meccanismo illecito, per verificare gli orari delle pause raccomandandosi di fare attenzione alla sorella affinché non facesse “casini”. Si capisce che il progetto illecito si paralizzava poiché la Presidente di seggio aveva deciso di non fare alcuna pausa, diversamente da quanto fatto in occasione del primo turno elettorale».  

Le valutazioni del Gip

Ma per il gip si deve escludere la agevolazione mafiosa perché Barillà «quale soggetto estraneo al seggio, si faceva promotore dell’illecito disegno che realizzava grazie alla complicità di altri soggetti sia esterni che necessariamente interni al seggio. Tali soggetti sono stati correttamente identificati, per le comunali 2020, in Dascola Nicola, in Corsaro e nelle due scrutatrici Giustra e Iannì, che hanno tuttavia avuto ruoli e compiti differenti.

Hanno fatto risultare che determinati soggetti, generando una apparenza solo formale dal punto di vista legale, si erano recati al seggio esercitando legittimamente il diritto di voto, laddove provvedevano loro a compilare le schede, in particolare il Dascola e il Corsaro, e ad annotare falsamente nei registri e nei verbali la presenza dei titolari delle tessere presso il seggio e l’esercizio legittimo del voto. Hanno pertanto falsificato, come ritengono i PP. MM. , le schede elettorali, i registri dei votanti e i relativi verbali delle operazioni elettorali.

Il Barillà è l’ideatore del progetto criminoso, istigatore, coordinatore della fase attuativa, mentre gli altri hanno offerto un contributo sicuramente materiale ma anche morale. Non si può sostenere tuttavia, per le ragioni sopra indicate, che gli indagati abbiano agito al fine di agevolare gli interessi della cosca Araniti, sicchè va esclusa l’aggravante di cui all’art. 416 bis I cp. Anche le conversazioni sui brogli ancora una volta dimostrano come egli agisca per interessi personali, sebbene si avvalga dell’ausilio del suocero che condiziona in chiave mafiosa non poco il tenitorio che controlla».

Giornalista
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