Il Tribunale della Libertà, presieduto da Francesco Genovese, ha revocato la misura degli arresti domiciliari per il venire meno delle esigenze cautelari, a carico di Daniel Barillà e Martina Giustra. Barillà, genero del boss di Sambatello, Domenico Araniti, e Martina Giustra, nella veste di scrutatrice, secondo l’accusa della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, in occasione delle elezioni regionali del 2020 e delle consultazioni comunali 2021, avrebbero alterato il libero voto favorendo in un seggio elettorale la raccolta di preferenze in favore del consigliere regionale di FdI, Giuseppe Neri, e del consigliere comunale del Pd, Giuseppe Sera.

A carico dei due indagati, il Collegio ha disposto l’obbligo di firma. Il Tribunale, inoltre, ha revocato l’obbligo di firma in favore di Caterina Jannò, scrutatrice e indagata nel medesimo provvedimento. Il Gip Vincenzo Quaranta, nella sua ordinanza, aveva respinto la richiesta della misura cautelare in carcere avanzata dalla Procura distrettuale nei confronti dei due politici, accusati di voto di scambio elettorale politico-mafioso. Nell’operazione ‘Ducale’, scattata lo scorso 13 giugno, risultano altresì indagati per l’ipotesi di voto di scambio, l’attuale sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, del Pd, l’ex senatore di Grande Sud, Giovanni Bilardi, e il consigliere comunale della Lega, Mario Cardia.