Il 38enne arrestato da latitante nel 2018 in Germania appena scarcerato si sarebbe messo in contatto con gli uomini del mandamento di San Lorenzo per avviare nuovi smerci di droga. Il monitoraggio del porto di Gioia Tauro: «Ecco le cosche che comandano nello scalo»
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La sua latitanza era finita nel marzo 2018 a Saarbrücken, in Germania. Emanuele Cosentino era all’epoca un giovane elemento di spicco del clan Gallico, egemone nella zona di Palmi. Cinque anni dopo, Cosentino esce dal carcere di Parma e spunta in un’indagine della Dda di Palermo confluita oggi nella maxi operazione che ha portato all’arresto di 181 persone.
Nell’ottobre 2023, tra i siciliani finiti nel mirino dei magistrati antimafia la voce si sparge velocemente anche perché è lo stesso Cosentino a contattare Domenico e Nunzio Serio, due delle persone coinvolte nel blitz odierno dei carabinieri. Quella telefonata, per il gip distrettuale di Palermo, mette in luce il rapporto di confidenza tra i Serio e il neo scarcerato, che chiama «compare» il presunto capomafia e «figliocco» suo figlio.
«Sono felicissimo sangue... sono felicissimo veramente» è invece la frase con la quale Nunzio Serio accoglie la notizia. I siciliani non si fingono stupiti ma un po’ lo sono: un loro contatto di Agrigento aveva messo in giro la voce che «il compare calabrese» fosse morto. Quel contatto è Pietro Capraro e, dalle intercettazioni, si intuisce che sarebbe stato lui a tenere i contatti con la ’ndrangheta, o meglio, con «le Calabrie».
Emanuele Cosentino e i rapporti con Cosa Nostra
Il ritorno dell’uomo del clan Gallico cambia gli equilibri: i Serio ne sono certi, ora il pallino tornerà a loro e gli agrigentini dovranno sottostare alle condizioni imposte dal ritorno sulla scena criminale di Cosentino. In effetti, poco dopo la scarcerazione, il calabrese va a trovare i suoi compari. Gli investigatori cerchiano in rosso tre giorni: 2 dicembre 2023, 28 gennaio 2024 e 1° febbraio 2024. L’ipotesi è che in quelle circostanze il gruppo si sia accordato per far giungere in Sicilia droga suddivisa in cinque pacchi da recapitare alla cosca mafiosa di Tommaso Natale. La conferma, secondo gli inquirenti, arriva da una conversazione telefonica nella quale i siciliani si raccomandano di onorare il prima possibile gli impegni economici per le forniture di stupefacenti garantite da Cosentino. La richiesta è quella di non fare brutta figura con il «compare». I contatti avvengono tramite utenze criptate.
Chi sono i padroni del porto di Gioia Tauro
E svelano l’interesse di Cosa nostra per le infiltrazioni criminali nel porto di Gioia Tauro. Nunzio Serio, in particolare, riceve rassicurazioni da Domenico Serio sull’imminente arrivo di un carico di droga nello scalo. Un po’ di accademia sul controllo mafioso: dentro il porto – dicono i due – comandano gli stessi Gallico, i Piromalli, i Mole e i Bellocco. Dove arriva la cocaina, per i due Serio, «ci sono i Piromalli» ma Cosentino è il «padrone»,
C’è un altro elemento che, secondo gli investigatori, contribuisce a individuare Cosentino, cioè il fatto che dopo la scarcerazione sarebbe espatriato per riattivare i suoi contatti nel traffico internazionale di stupefacenti. I Serio dicono che si è spostato in Spagna. E, in effetti, nell’inchiesta si riportano i movimenti di Cosentino dopo la scarcerazione: da Parma a Nizza prima di arrivare a Barcellona il 24 gennaio 2024. Per i Serio, il loro contatto calabrese è andato in Spagna per «fare la sua strada», per trovare i ganci giusti e sintonizzarsi con un mercato che, negli anni, è molto cambiato («a livello di prezzi non si capisce niente»).
Emanuele Cosentino e il controllo su Palmi
Il business del narcotraffico ha attraversato una pandemia che ha modificato rotte e prezzi, anche se le famiglie calabresi che tirano i fili sono le stesse e un personaggio del peso di Cosentino non ci mette molto a tornare in pista. Era considerato un boss già quando era latitante, nonostante la giovane età, visto che avrebbe preso le redini del clan quando il cognato, Domenico Nasso, è finito dietro le sbarre e in sua assenza avrebbe gestito il giro delle estorsioni in tutta la zona di Palmi.
Nel 2018 sembrava imprendibile, fino a quando gli investigatori hanno iniziato a monitorare gli spostamenti delle persone considerate a lui più vicine. È stata la moglie, all’epoca, a condurre gli inquirenti in Germania dove è scattato il blitz, non lontano dal confine con la Francia. È abbonato alle proiezioni internazionali, Cosentino. Forse per questo, a pochi giorni dalla scarcerazione, si è messo al lavoro per «trovare la sua strada» prima in Francia e poi in Spagna, snodo fondamentale per i traffici di droga dal Sudamerica. Grazie ai suoi contatti avrebbe riaperto le porte del business agli uomini del mandamento di San Lorenzo messi in un angolo dagli agrigentini. Ma per lui, oggi, si sono di nuovo spalancate le porte del carcere.