Sette condanne e due assoluzioni. Questo è quanto deciso dalla Corte d’appello di Reggio Calabria che ha emesso la sentenza nei confronti dei 9 imputati coinvolti nel processo nato dall’inchiesta Mediterraneo, nei confronti della cosca Molè di Gioia Tauro. I giudici di piazza Castello hanno riformato la sentenza di primo grado del tribunale di Palmi.

La sentenza

Confermata le condanne per il boss ergastolano Girolamo “Mommo” Molè a 4 anni di reclusione in continuazione con la sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria emessa nel 2012 e divenuta definitiva; Giuseppe Galluccio e Mirko De Marco a 9 anni e sei mesi. Rideterminate le pene inflitte nei confronti di Carmelo Bonfiglio, 1 anno e nove mesi, a fronte dei 2 anni e sei mesi del primo grado; Enrico Galassi 5 anni (5 anni e tre mesi), Salvatore Giuseppe Mancuso 11 anni (11 anni e sei mesi) e Manolo Sammarco 11 anni (11 anni e tre mesi), Claudio Ruffa 2 anni e cinque mesi (2 anni e nove mesi in primo grado)

 

La Corte d’appello reggina, inoltre, ha assolto Alessio Mocci che era stato condannato in primo grado a 10 mesi (pena sospesa) . In primo grado erano stati assolti Maria Teresa Tripodi, Massimo Madafferi, Claudio Celano e Ferdinando Vinci e per i quali la procura antimafia di Reggio Calabria non ha proposta appello.

 

Il traffico di stupefacenti

L'indagine ha svelato l'attività di narcotraffico del clan, attraverso la quale la cosca sarebbe riuscita ad assicurarsi un regolare flusso di ingenti quantitativi di hashish e cocaina in entrata sulla Capitale, sfruttando tre direttrici di approvvigionamento e il ricorso ad una strutturata rete di partecipi, sia italiani, che stranieri. Centinaia i chili di hashish e cocaina introdotti sul territorio nazionale: i Molè avrebbero operato anche a Roma e nel comprensorio di Civitavecchia.