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Oltre due secoli di carcere. Una vera e propria stangata per il clan Molè di Gioia Tauro. Si è concluso infatti con 30 condanne il processo nato dall’operazione antimafia denominata “Mediterraneo”, condotta il 24 giugno 2014 dai pm Roberto Di Palma e Matteo Centini e che vedeva alla sbarra personaggi di primo piano dello storico clan operante a Gioia Tauro, colpiti in quelli che per gli inquirenti sono il loro principale affare, ovvero la droga e le slot machine. La sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria ha sostanzialmente confermato il giudizio di primo grado arrivato nel dicembre del 2015.
Fra i condannati anche il romano Stefano Sammarco, attore in diverse fiction televisive. Avrebbe avuto contatti continui per il traffico di stupefacenti con il clan Molè di Gioia Tauro.
Queste le condanne nei confronti degli imputati di Gioia Tauro:
10 e 4 mesi per Carmelo Stanganelli; 10anni Girolamo Magnoli; Antonio Bonasorta, 6 anni e 2 mesi; Antonio Albanese 6 anni; Carmelina Albanese, 2 anni e 8 mesi; Cosimo Amato, 6 anni; Khayi Ayoub Baba, 13 anni e 4 mesi; Giuseppe Belfiore, 6 anni; Marino Belfiore, 3 anni e 6 mesi (collaboratore di giustizia); Antonio Bonasorta, 6 anni e 2 mesi; Fabio Cesari, 8anni e 8 mesi; Carmelo Cicciari, 6 anni e 8 mesi; Gaetano Cicciari, 7 anni; Patrizio D'Angelo, 2 anni e 4 mesi; Patrizio Fabi, 8 anni; Eugenio Ferramo, 2 anni e 4 mesi; Arcangelo Furfaro, 12 anni (collaboratore di giustizia); Giuseppe Guardavalle, 3 anni e 8 mesi in continuazione con altra sentenza; Domenico Mazzitelli, 6 anni e 6 mesi; Ippolito Mazzitelli, 6 anni; Pietro Mesiani Mazzacuva, 3 anni e 8 mesi collaboratore di giustizia e genero dei Molè; Francesco Modaffari, 4 anni, 6 mesi e 14 giorni in continuazione con altra sentenza; Antonio Molè (classe 1989), 11 anni e 4 mesi; Antonio Molè (classe 1990), 6 anni 9 mesi e 10 giorni di reclusione; Annunziato Pavia, 9 anni e 4 mesi; Fiorina Silvia Reitano, 6 anni; Pasquale Saccà, 8 anni e 8 mesi.
Le assuluzioni
Assolti: Vincenzo Bagalà, assolto (richiesti 5 anni e 6 mesi di reclusione); Pietro Giovanni De Leo, assolto (2 anni di reclusione in primo grado).
Il traffico di stupefacenti
L'indagine ha svelato l'attività di narcotraffico del clan, attraverso la quale la cosca sarebbe riuscita ad assicurarsi un regolare flusso di ingenti quantitativi di hashish e cocaina in entrata sulla Capitale, sfruttando tre direttrici di approvvigionamento e il ricorso ad una strutturata rete di partecipi, sia italiani, che stranieri. Centinaia i chili di hashish e cocaina introdotti sul territorio nazionale: i Molè avrebbero operato anche a Roma e nel comprensorio di Civitavecchia.
G.B.