Il clan Muto è ancora attivo nel Tirreno cosentino. Ciò emerge dalla sentenza “Frontiera“, rito ordinario, emessa nella serata del 15 settembre 2022 dalla Suprema Corte di Cassazione, in relazione ai ricorsi presentati dagli imputati circa le accuse contestate dalla Dda di Catanzaro, nel processo contro la cosca di ‘ndrangheta, dedita al narcotraffico, alle estorsioni e all’usura, nonché altri reati-fine.

Condanna definitiva per il boss di Cetraro

La sentenza della Cassazione, nel provvedimento di terzo grado, certifica l’attività del sodalizio mafioso guidato, allo stato attuale, da Franco Muto, meglio conosciuto come “Re del pesce“, e da suo figlio Luigi, che in carcere sta scontando la pena subita nel processo con il rito abbreviato. Proprio il boss di Cetraro in appello era stato condannato a 20 anni di carcere, ribaltando il giudizio espresso in primo grado dal tribunale di Paola, che lo aveva assolto dal capo associativo, ma lo aveva ritenuto colpevole per la gestione dell’attività ittica.

C’è da dire inoltre che la procura generale non aveva presentato ricorso né contro l’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri né contro il suo braccio destro, Massimo Longo, arrestati nel blitz del 2016 e a distanza di sei anni usciti puliti da un’inchiesta che sin dalle prime battute dimostrava come in realtà fossero vittime e non partecipi dell’associazione mafiosa dei Muto di Cetraro.

Annullamento con rinvio per Agostino Iacovo

Tutti i ricorsi, dunque, sono stati dichiarati inammissibili, ad eccezione di tre posizioni, per le quali la Cassazione ha provveduto ad annullare con rinvio la condanna. Tra questi Agostino Iacovo, classe 1986. All’imputato, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Carmine Curatolo, è stato annullato solo il capo 1 della rubrica imputativa: si tornerà in appello per rideterminare la pena.

Assolto Enzo Casale

Annullata senza rinvio la condanna di Enzo Casale per non aver commesso il fatto; stesso provvedimento nei confronti di Angelo Chianello limitatamente alla pena dell’ammenda di mille euro per il reato di cui al capo 4, pena che elimina (inammissibile nel resto il ricorso).

Nuovo giudizio per Tufo

Rigettati i ricorsi di Amedeo Fullin, Cono Gallo, Vito Gallo, Emilio Iacovo, Francesco Muto (“Re del Pesce”) e Antonio Pignataro. Dichiarati inammissibili i ricorsi di Antonio Abruzzese, Davide Bencardino, Vincenzo Campagna, Giuseppe Candente, Gino Caroprese, Luca Carrozzini, Marco Carrozzini, Simone Chiappetta. Giuseppe Crusco, Gaetano Favaro, PierMatteo Forestiero, Alessandra Magnelli, Antonio Mandaliti, Simona Maria Assunta Russo, Mariangela Tommaselli e Luigino Valente. Annullamento con rinvio per Alexander Tufo, difeso dall’avvocato Giandomenico Caiazza.

Risarcimenti per Provincia di Cosenza, Comune di Cetraro e Praia a Mare

La Cassazione, infine, condanna in solido Emilio Iacovo, Franco Muto, Antonio Mandaliti, Pier Matteo Forestiero, Davide Bencardino, Antonio Pignataro, Simone Chiappetta, Antonio Abruzzese, Simona Maria Assunta Russo e Alessandra Magnelli al pagamento delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel giudizio dalle parti civili, Provincia di Cosenza e Comune di Cetraro, che liquida in complessivi seimila euro oltre accessori di legge per ciascuna delle suddette parti civili.

Condanna in solido i ricorrenti Emilio Iacovo, Antonio Mandaliti, Pier Matteo Forestiero, Davide Bencardino, Antonio Pignataro e Simone Chiappetta al pagamento delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel giudizio dalla parte civile del comune di Praia a Mare che liquida in cinquemila euro oltre accessori di legge.