È in corso un'operazione coordinata dalla Dda contro i clan Mancuso, La Rosa, Il Grande e Accorinti. In carcere anche gli imprenditori Stillitani. Sottoposti a sequestro beni per 250 milioni di euro
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È in corso nel Vibonese un’operazione antimafia coordinata dalla Dda di Catanzaro per l’esecuzione da parte della polizia di 56 misure cautelari in carcere contro diversi indagati ritenuti orbitanti attorno ai clan Mancuso, La Rosa, Il Grande e Accorinti. Arrestati anche gli imprenditori Stillitani e il marito di un assessore del Comune di Tropea. Coinvolto anche un sindacalista di un patronato. Colpo alle cosche di Limbadi, Nicotera, Tropea, Parghelia e Briatico. Associazione mafiosa la principale accusa. Gli indagati complessivi sono 78.
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L’operazione interessa le province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L’Aquila, Spoleto e Civitavecchia, con gli investigatori della Polizia di Stato che stanno dando esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari disposte a carico di 56 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico di influenze illecite, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole, aggravate dalla transnazionalità e dall’agevolazione mafiosa.
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La conferenza stampa che si terrà presso la Procura della Repubblica Dda di Catanzaro alle ore 11.00, alla presenza del procuratore Nicola Gratteri e del direttore centrale anticrimine, prefetto Francesco Messina.
Secondo il Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Messina, «la poderosa operazione di polizia giudiziaria, oggi portata a conclusione dalla Polizia di Stato nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Roma, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L'Aquila e Perugia, ha consentito di smantellare un'agguerrita consorteria mafiosa riconducibile al "crimine" di ndrangheta vibonese, da almeno 4 anni costantemente impegnata nella massiva consumazione di diversi delitti che vanno dall'associazione mafiosa, alle estorsioni, all'intestazione fittizia di beni, alla detenzione illegale di armi, al traffico di influenze illecite e alla corruzione - questi ultimi due reati aggravati dal metodo mafioso - nonché all'associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio di macchine agricole, aggravata dalla transnazionalità, con il conseguente inquinamento dell'economia locale, finendo cosi con il condizionare la libertà economica e commerciale dell'intero tessuto sociale del litorale e delle aree prossime alla rinomata località turistica di Tropea».
«L'enorme ammontare (250 milioni di euro) del valore dei beni sottoposti a sequestro preventivo - aggiunge Messina - (con provvedimento emesso su richiesta della Dda di Catanzaro) perché riconducibili alle attività illecite dell'associazione mafiosa, conferma la potenza economica di una cosca di 'ndrangheta finalmente colpita - in adesione a una strategia di contrasto realmente efficace e incisiva perseguita dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato negli ultimi anni - anche nei suoi interessi economici oltre che militari».