Sigilli a imprese e immobili per un valore di 1,5 milioni. È il seguito dell'operazione Provvidenza. L'imprenditore 85enne avrebbe consolidato il suo patrimonio grazie all'appoggio clan di Gioia Tauro
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L'1 ottobre 2020, nell’ambito dell’operazione “Provvidenza bis”, il raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei carabinieri, coadiuvato in fase esecutiva dal Comando provinciale di Reggio Calabria, ha dato esecuzione a un provvedimento di sequestro beni per un valore di circa un milione e mezzo di euro, emesso dal Tribunale della Repubblica di Reggio Calabria – sezione misure di prevenzione, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, in danno di Girolamo Mazzaferro, 85 anni, esponente di spicco della cosca di ‘ndrangheta “piromalli” di Gioia Tauro.
Sequestri tra Reggio e Roma
L’esecuzione ha interessato la provincia di Reggio Calabria e la città di Roma capitale, e ha comportato il sequestro di: 2 imprese agricole attive nel comune di Gioia Tauro, con un patrimonio aziendale e un volume d’affari annuo di circa 200mila euro; 4 immobili (tra cui 3 abitazioni, 1 terreno agricolo) siti nei comuni di Gioia Tauro e Roma, con un valore stimato di circa 600mila euro; 2 immobili (un deposito e un terreno edificabile su cui era già stata programmata una lottizzazione immobiliare) acquisiti mediante usura in danno di due cittadini di Gioia Tauro, con un valore stimato di circa 700mila euro.
L'operazione Provvidenza
La articolata attività d’indagine patrimoniale, diretta dal procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e dai sostituti Pantano, D’ambrosio e De Caria, veniva avviata a seguito dell’esecuzione dell’operazione “Provvidenza”, avvenuta tra il gennaio e il febbraio 2017, che portava alla disarticolazione della cosca Piromalli e all’arresto dei propri esponenti apicali, tra cui anche il citato Girolamo Mazzaferro, risultato direttamente collegato ai fratelli Gioacchino, Antonio e Giuseppe Piromalli.
Gli accertamenti hanno consentito di ricostruire il percorso di crescita imprenditoriale di Mazzaferro, divenuto sin dagli anni 60 un esponente di rilievo della consorteria ‘ndranghetista operante sulla Piana di Gioia Tauro, vincitrice del primo conflitto di mafia scoppiato tra gli anni 70 e 80 ed oggetto del procedimento “De Stefano Paolo+59”, pietra miliare della storia del contrasto alla mafia calabrese. In tale contesto, forte dei guadagni illeciti acquisiti a seguito della partecipazione nel 1975 all’appalto relativo alla costruzione del V Centro siderurgico di Gioia Tauro, trasformato successivamente nell’attuale porto, Mazzaferro aveva avviato unitamente al fratello Teodoro, cl.’38, colpito nel giugno scorso da misura di prevenzione patrimoniale con il recupero di un patrimonio illecito di 6 milioni e mezzo di euro, un’innumerevole serie di investimenti immobiliari nei territori di Gioia Tauro e Palmi, con il concorso finanziario dei fratelli Piromalli. Il proposto in particolare dava il supporto criminale al fratello Teodoro, facendosi da garante con i vertici della cosca Piromalli per ottenere ingenti capitali di provenienza illecita con cui avviare numerose lottizzazioni immobiliari nei comuni di Gioia Tauro e Palmi.
Punto di riferimento dell'organizzazione
Negli ultimi anni, il decano Mazzaferro assumeva una posizione di responsabilità ancora maggiore in seno all’organizzazione, avendo un raccordo diretto con i fratelli Piromalli, interloquendo con i rappresentanti di diverse cosche della tirrenica (Alvaro e Crea su tutte) e divenendo il più qualificato punto di riferimento criminale dell’organizzazione sul territorio.
Forte di tale posizione, acquisiva, nella marina di Gioia Tauro, mediante usura in danno di due cittadini gioiesi, un deposito e un terreno edificabile su cui era stata già pianificata una lottizzazione immobiliare.