Chiesto il giudizio per i presunti affiliati dei clan della provincia. Coinvolto anche l'ex sindaco di Torre di Ruggiero Giuseppe Pitaro, fratello del consigliere regionale Francesco. L'accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa
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La Procura di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per i 29 indagati nell'ambito dell'inchiesta denominata Orthrus, istruita dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e scattata nell'ottobre del 2019.
I carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro con quell'operazione avevano inflitto un duro colpo alla cosca di 'ndrangheta Iozzo-Chiefari operante a cavallo dei comuni di Torre di Ruggiero e Chiaravalle Centrale nel catanzarese.
Associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio, estorsione e detenzione illegale di armi, i reati contestati a vario titolo ai 29 indagati che dovranno comparire il 23 settembre dinnanzi al gip del Tribunale di Catanzaro per l'udienza preliminare.
Gli indagati
Gli indagati sono Marco Catricalà, Antonio Chiefari, Domenico Chiefari, Giuseppe Chiefari, Nicola Chiefari, Pietro Antonio Chiefari, Vito Chiefari, Alexandr Daniele, Stefano Dominelli, Damiano Fabiano, Giuseppe Gareri, Antonio Gullà, Giuseppe Giovanni Iozzo, Giuseppe Gregorio Iozzo, Luciano Iozzo, Mario Iozzo, Andrea Maida, Claudio Marchese, Stefano Pasquino, Giuseppe Pitaro, Antonio Rei, Salvatore Russo, Marta Sanginiti, Marco Sasso e Fabio Romeo.
L'ex sindaco di Torre di Ruggiero
Tra gli indagati anche l'ex sindaco di Torre di Ruggiero, Giuseppe Pitaro - avvocato catanzarese e fratello dell'attuale consigliere regionale Francesco - accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo la ricostruzione della Procura, seppur non inserito stabilmente nella struttura organizzativa del clan nella sua funzione di sindaco pro tempore dal 2006 al 2015 avrebbe favorito le attività della cosca. In particolare, non si sarebbe opposto all'affidamento di lavori ad una ditta la Euroscavi, direttamente riconducibile ad Antonio e Nicola Chiefari benchè questa fosse stata colpita da interdittiva antimafia.
Il Gip, tuttavia, aveva in parte smontato la ricostruzione della Procura bollandola come “fumosa e generica” specificando, inoltre, che non vi era prova di un patto tra l’ex sindaco e l’impresa in questione.