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Il suo nome era inserito nell’elenco, stilato dal Ministero degli Interni, dei latitanti più pericolosi d’Italia, nonostante fosse soprannominato, a causa del suo amore per “la bella vita”, “Il Ballerino”.
Marcello Pesce, lo stratega della ‘ndrangheta
Questa mattina all’alba la Squadra Mobile di Reggio Calabria e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato hanno arrestato Marcello Pesce (52 anni), esponente di spicco dell’omonima cosca operante nella Piana di Gioia Tauro, figlio di Rocco, trucidato il 7 giugno 1969 in un agguato di stampo mafioso, nonché nipote del defunto boss Giuseppe Pasce.
Il latitante è stato individuato e catturato all’interno di un’abitazione composta da due piani, situata nel centro di Rosarno nei pressi della Strada Statale 18. Non appena vistosi catturato, Pesce ha subito ammesso di essere il latitante affermando: «Si sono io Marcello Pesce», senza opporre alcuna resistenza.
Capo indiscusso dell’omonima cosca operante a Rosarno (Rc) con propaggini nel nord Italia, ritenuta tra le più agguerrite dell’intera ‘ndrangheta calabrese, annovera, tra l’altro, precedenti di polizia per associazione mafiosa, omicidio doloso e traffico di sostanze stupefacenti. Il suo nome compare negli atti giudiziari già a partire dagli anni Novanta, quando alcuni rapporti di polizia evidenziavano la sua sospetta appartenenza alla criminalità organizzata di Rosarno, capeggiata dal defunto boss di Rosarno, Giuseppe Pesce.
Presidente di squadre di calcio: così Pesce conquistava il consenso sociale
L'operazione "All Inside" - Più recentemente, nel 2010, si è sottratto all’esecuzione del Decreto di fermo d’indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione di polizia giudiziaria denominata “All Inside”, poi tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere. Al termine del relativo processo di primo grado, Marcello Pesce è stato condannato alla pena di 15 anni e 6 mesi di reclusione, poiché riconosciuto colpevole dei delitti di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni, in particolare di autovetture, con l’aggravante delle modalità mafiose. Tale verdetto è stato poi riformato in appello con una nuova condanna alla pena di 16 anni e 2 mesi di reclusione, non definitiva.
Nel 2015, in considerazione dei possibili sostegni di cui avrebbe potuto giovarsi in territorio estero, le ricerche sono state estese anche in ambito comunitario attraverso l’emissione del Mandato di Arresto Europeo da parte della Corte di Appello di Reggio Calabria. Al fine di delineare la caratura criminale del latitante, appare utile porre in risalto il ruolo emerso nell’ambito della più importante operazione di polizia giudiziaria in cui è stato coinvolto, quella denominata “All Inside”.
A conclusione dei processi di primo e secondo grado scaturiti dalla predetta operazione, Pesce veniva condannato alla pena di 16 anni e 2 mesi di reclusione, poiché ritenuto colpevole di aver preso parte, in qualità di promotore e organizzatore, all’associazione di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta - e più in particolare ‘ndrina Pesce di Rosarno - nonché di aver preso parte ad un summit pacificatorio con esponenti dell’avversa cosca Bellocco, finalizzato ad impedire il dilagarsi di una pericolosa faida di ritorsione, scatenatasi a seguito dell’omicidio di Domenico Sabatino, vicino alla cosca Pesce, e proseguita con i tentati omicidi di Vincesco Ascone e di suo cugino Aldo Nasso, con l’assassinio di Domenico Ascone ed il ferimento di Michele Ascone, vicini al gruppo dei Bellocco. Nell’ambito di tali processi è stato, altresì, riconosciuto colpevole del delitto di intestazione fittizia di numerose autovetture, con l’aggravante della metodologia mafiosa.
All’interno della stanza ove il latitante dormiva sono stati trovati numerosi libri di scrittori e saggisti francesi, tra cui il noto Marcel Proust e Jean Paul Sartre, testimonianza di letture colte a cui il Marcello Pesce era solito dedicarsi. Dopo il primo smarrimento a seguito della cattura, Pesce ha chiesto al personale della Polizia di Stato di poter portare con se le sue letture preferite, alcune delle quali appena acquistate ed ancora confezionate.
Arrestate altre due persone per favoreggiamento - Nell’ambito dell’odierna operazione della Squadra Mobile, sono stati altresì tratti in arresto, per il reato di favoreggiamento della latitanza di Marcello Pesce, Salvatore Figliuzzi, nato a Rosarno, 61 anni, e il figlio Pasquale, nato a Gioia Tauro, 40 anni.
L'arrivo di Marcello Pesce in Questura: