Il quarantenne è uno dei principali imputati del maxiprocesso “Reset”. È detenuto nel carcere di Terni e ha un passato da meteora del pentitismo
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Carcere duro per Roberto Porcaro, 40 anni, uno dei presunti boss della ‘ndrangheta cosentina attualmente sotto accusa nel processo “Reset”. Da oggi anche lui è, a tutti gli effetti, un detenuto in regime di 41 bis. L’inasprimento della misura non dovrebbe comportare il suo trasferimento in un altro carcere: era detenuto nel penitenziario di Terni e, con ogni probabilità, resterà lì dato che la struttura è abilitata ad accogliere detenuti “speciali”.
Con lui, dunque, si infoltisce ulteriormente la pattuglia di detenuti cosentini al 41 bis. L’ultima informata, in tal senso, si era verificata alcuni mesi fa a carico di alcuni imputati di “Reset”. Si tratta del maxiprocesso che vede sotto accusa pure Porcaro, considerato uno dei boss di Cosenza almeno fino alla data del suo arresto avvenuto a dicembre del 2019.
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Alcuni mesi fa, inoltre, si era reso protagonista di un pentimento durato solo pochi mesi. Dopo diversi colloqui con i magistrati, infatti, era tornato sui propri passi, ritrattando le confessioni auto ed eteroaccusatorie rilasciate fino ad allora. Lo difende l’avvocato Mario Scarpelli. Una volta apprese le motivazioni del 41 bis, è molto probabile che quest’ultimo presenterà ricorso contro il provvedimento.