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“Riteniamo di chiedere alla Prefettura e al Comitato per la sicurezza di rivalutare la possibilità di nominare una commissione d’accesso per il Comune di Verona“. Lo ha affermato Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, durante la conferenza stampa che chiude la visita della commissione in Veneto.
La possibilità di chiede una commissione d’accesso arriva in seguito all’inchiesta della Procura di Bologna sulla famiglia Grande Aracri di Cutro, che ha messo radici nel Nord Italia, in particolare in Emilia e in Veneto. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, esponenti del clan dei Grande Aracri avrebbero, almeno in due occasioni, incontrato il sindaco Tosi e il vicesindaco Vito Giacino (poi arrestato e condannato in primo grado per concussione).
“Qualsiasi altra amministrazione comunale nelle condizioni di quella di Verona avrebbe subito la proposta di scioglimento per infiltrazioni mafiose”, ha dichiarato Claudio Fava, vicepresidente della Commissione. “A Verona la prefettura ha deciso invece, con grave sottovalutazione, di non procedere nemmeno con la commissione di accesso”.
“Un vicesindaco condannato a cinque anni per corruzione- continua il vicepresidente - un’impresa collegata a famiglie mafiose calabresi presente nei più importanti appalti gestiti dall’amministrazione comunale, decine di inequivocabili reati spia, rapporti investigativi altrettanto inequivocabili dei Ros di Catanzaro: il rischio di un condizionamento dell’attività amministrativa in questi anni è stato grave ed attuale. Ci preoccupa – conclude Fava - la superficialità con cui molti di questi elementi sono stati sottovalutati da chi aveva il dovere e gli strumenti per intervenire”.
La replica di Tosi - “Quelle fatte in conferenza stampa dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia mi sembrano francamente affermazioni strampalate, che ben si inseriscono nel clima di una campagna elettorale, utili solo a trovare spazio e titoli sui mass media”.
“La Commissione presieduta dalla signora Rosy Bindi – continua Tosi - deve pur simulare una sua qualche utilità che ne giustifichi l’esistenza e la visita in Veneto, ma non pare stia riuscendo nell’impresa”.
“Né il sottoscritto, né alcun amministratore o dirigente comunale – ha concluso – è indagato per le ipotesi avanzate dalla Bindi e nemmeno l’ex vicesindaco è stato indagato per quel motivo. Quindi la richiesta della Commissione, oltre più che ridicola, è penosa”.