Sei fermi d'indiziato di delitto, di cui cinque eseguiti. Le accuse - formulate a vario titolo - spaziano dall'omicidio alla tentata estorsione. Tredici in tutto gli indagati, a cui si aggiungono altre due persone arrestate in flagranza di reato questa notte. Questo il bilancio dell'operazione compiuta all'alba di stamani dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia guidato dal capitano Valerio Palmieri, con il coordinamento del pm antimafia di Catanzaro Camillo Falvo, che ha assestato un nuovo colpo alla cosca Bonavota di Sant'Onofrio.

I fermi hanno attinto i giovani boss Domenico e Pasquale Bonavota, irreperibile invece un terzo fratello, Nicola. Fermati, inoltre, Giuseppe Lopreiato, Domenico Febbraro e Onofrio Barbieri, quest'ultimo considerato un elemento apicale del clan. Già detenuto, in forza ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere che ha resistito al vaglio del Tribunale del Riesame, Francesco Fortuna.

Di Leo ucciso dal suo stesso clan

Sono stati invece arrestati all'alba di stamani anche Giovanni Lopreiato e Antonio Salvatore Gerardo Petrolo, estranei alle accuse oggetto del fermo, a cui vengono contestati rispettivamente il favoreggiamento alla latitanza di Domenico Bonavota e il possesso di armi.

 

La prima intimidazione a Callipo nelle parole di un pentito

 

Le investigazioni dell'Arma vibonese hanno fatto luce sull'ultimo attentato subito dall'imprenditore Filippo Callipo, già in passato vittima di altri attentati e di un progetto di sequestro del figlio Giacinto già svelato da un collaboratore di giustizia, Francesco Michienzi. Fondamentali, per ricostruire in particolare le dinamiche inerenti i due delitti contestati, entrambi risalenti a dodici anni fa, quelli di Domenico Di Leo e di Raffaele Cracolici, commessi tra Maierato e Pizzo.

 

Operazione “Conquista”, portò fuori dal carcere un pizzino di Mantella: indagato avvocato

 

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