La Corte d’Appello di Catanzaro – Giancarlo Bianchi presidente, Michele Ciociola ed Elvezia Cordasco a latere – ha assolto, perché il fatto non sussiste, da due capi di imputazione di estorsione l'imprenditore molisano Riccardo Di Palma, all'epoca dei fatti amministratore di un’impresa specializzata nel trasporto di pale eoliche, difeso dall’avvocato Giuseppe Mileti, e Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni, boss dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta del Vibonese, difeso dall’avvocato Francesco Calabrese.

L’inchiesta Via col Vento

Il procedimento prende piede dall’operazione denominata Via col vento che verte sull’ingerenza delle cosche nell’affare dell’eolico.
L’inchiesta venne condotta inizialmente dalla Dda di Reggio Calabria per poi dividersi in diversi tronconi a seconda delle competenze territoriali. Il fascicolo con le posizioni della cellula catanzarese è quindi passato nelle mani della Dda di Catanzaro.
Secondo quanto emerso, in quattro province su cinque – Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia – i clan Paviglianiti di San Lorenzo, nel reggino, Mancuso di Limbadi e Anello di Filadelfia, entrambi nel Vibonese, e Trapasso di Cutro, nel Crotonese, avrebbero di fatto gestito la costruzione dei parchi eolici. Un’ingerenza resa possibile grazie alla connivenza di amministratori e imprenditori.
Ogni settore legato all’eolico – sostiene l’accusa – era controllato dai clan: dagli hotel al trasporto materiali, dal montaggio delle turbine alla costruzione di strade, dalle forniture alla vigilanza sui cantieri.

L’iter processuale

In primo grado, con rito ordinario, per quanto riguarda la competenza della Dda di Catanzaro, erano stati condannati a 11 anni di reclusione ciascuno Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, boss di Limbadi; Rocco Anello, boss di Filadelfia e Romeo Ielapi, di Filadelfia. Sette anni di reclusione erano stati comminati a Riccardo Di Palma di Guardaregia (Cb).
In appello la sentenza era stata riformata: assolto Di Palma e condannati a nove anni Mancuso, Anello e Ielapi.
La Cassazione aveva reso definitive le condanne per il boss Anello e per Ielapi e annullato con rinvio a un nuovo processo d’appello le posizioni di Di Palma e Mancuso. Per il primo c’è stata conferma dell’assoluzione, per il secondo la sentenza è stata ribaltata: da nove anni in assoluzione.