Il gup di Roma ha condannato a 20 anni, al termine del giudizio in abbreviato, Antonio Carzo, il boss ritenuto, assieme a Vincenzo Alvaro, capo della prima "locale" di ‘ndrangheta nella Capitale.

 Il giudice questa mattina ha inflitto 17 condanne tra le quali anche quelle a 16 anni e 6 mesi per Domenico Carzo e a 12 anni e 2 mesi per Vincenzo Carzo, figli di Antonio, e ha pronunciato due sentenze di assoluzione. Il 12 settembre intanto si è aperto davanti all’ottava sezione penale del tribunale di Roma il processo ordinario per gli altri imputati, tra cui l’altro capo dell’organizzazione, Vincenzo Alvaro.

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Nell’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, vengono contestate, a vario titolo, le accuse di associazione mafiosa, cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni, truffa ai danni dello Stato aggravata dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta, riciclaggio aggravato, favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa.

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Carzo e Alvaro, appartenenti a storiche famiglie originarie di Cosoleto, centro in provincia di Reggio Calabria, erano al vertice della ‘locale’ che operava a Roma dal 2015 dopo avere ottenuto l’investitura ufficiale dalla casa madre in Calabria.