Giuseppe Nucera, soprannominato zio Pino, nel 2001 è stato condannato perché ritenuto organico alla cosca facente capo a Giuseppe Caridi. Nel 2014 una nuova condanna per associazione mafiosa
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La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ha eseguito un provvedimento di confisca di beni emesso da quel Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta avanzata in forma congiunta dal locale procuratore della Repubblica, e dal direttore della Dia, nei confronti di Giuseppe Nucera, 72enne in atto detenuto, ritenuto il capo della “Locale” di Gallicianò, frazione del comune di Condofuri (RC).
Le condanne
Tra i suoi trascorsi criminali risulta, tra l’altro: una condanna del 2001, della Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, perché ritenuto organico alla cosca facente capo a Giuseppe Caridi, federata con la consorteria “Libri” operante in Reggio Calabria. In particolare, Nucera, soprannominato “zio Pino”, è stato ritenuto, in questa circostanza, personaggio preposto alla riscossione di tangenti;
una condanna, in primo grado, a 10 anni di reclusione, emessa nel 2014 dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione GIP e GUP, per il reato di associazione mafiosa. Tale pena è stata successivamente rideterminata in 12 anni e 6 mesi di reclusione a seguito di sentenza del 2016 della Corte di Appello reggina. Nello specifico, in tale contesto, Nucera è stato ritenuto essere il “capo locale” di Gallicianò.
La confisca
Il provvedimento odierno, che conferma il decreto di sequestro disposto nel febbraio 2017, scaturisce da indagini svolte dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia sull’intero patrimonio dell’uomo, che hanno consentito di acclarare una netta sproporzione tra i redditi dichiarati, rispetto agli investimenti effettuati, risultati di assoluta provenienza illecita. La confisca ha riguardato 6 unità immobiliari site in Reggio Calabria, contrada Boschicello, e disponibilità finanziarie. Nell’occasione, il Tribunale reggino ha disposto, altresì, nei suoi confronti la sottoposizione alla misura della sorveglianza speciale di ps con obbligo di soggiorno per la durata di 4 anni, in quanto lo stesso è stato ritenuto soggetto socialmente pericoloso perché indiziato di appartenenza ad un’associazione mafiosa.