Sono ritenuti contigui alla cosca Condello. Le pesanti accuse vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa alla turbativa d'asta aggravata. Ieri notificato l'avviso di conclusione indagini: TUTTI I NOMI
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Militari del Comando provinciale di Reggio Calabria, coordinati dalla locale Procura, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, hanno notificato il provvedimento di avviso di conclusione delle indagini preliminari a 19 persone indagate, a vario titolo, per i delitti - tra l’altro - di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, nonché intestazione fittizia - aggravati dal metodo mafioso - corruzione, reati ambientali e abuso d’ufficio.
Gli indagati
Il provvedimento, firmato dal pm Sara Amerio, ha raggiunto Carmelo Giuseppe Cartisano, Girolamo Ottavio Cartisano, Walter Davide Cartisano, Francesca Cutrupi, Antonio D'Agostino, Vito Lo Cicero, William Sergio Liborio Lo Cicero, Domenico Alessandro Macrì, Giovanni Magiola, Domenico Marcianò, Domenico Musolino, Antonio Napolitano, Riccardo Napolitano, Giovanni Pontari, Antonio Russo, Maria Scaramuzzino, Fortunato Stellitano, Giovanni Tripodi, e Andrea Carmelo Vazzana.
Operazione Rupes
L’operazione di polizia - denominata Rupes - si fonda sulle risultanze delle indagini nei confronti di imprenditori - si legge nella nota diramata dalla Finanza - ritenuti collusi con esponenti delle cosche cittadine e pubblici ufficiali corrotti che, associandosi tra loro, hanno determinato favorevolmente – tra il 2009 e il 2013 - per imprese riconducibili a soggetti contigui alle famiglie Condello, Libri, Tegano, nonché Paviglianiti di San Lorenzo e Iamonte di Melito di Porto Salvo, gli esiti di diverse gare per lavori pubblici.
Le risultanze investigative giunte alle conclusione, hanno confermato come, nel quartiere nord di Reggio Calabria, la cosca Condello svolgesse un ruolo egemone nel condizionamento dell’economia locale, assicurandosi il controllo del territorio “di competenza” e delle attività economiche e produttive, attraverso lo scambio di reciproci vantaggi con avviati imprenditori, l’utilizzo di qualificati “prestanomi” e la compiacenza di funzionari pubblici.
Gli imprenditori coinvolti
Due degli imprenditori coinvolti sono Vito Lo cicero, amministratore della "Impianti e Costruzioni srl", indagato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, e Carmelo Giuseppe Cartisano, ritenuto referente della cosca Chirico, federata al clan Condello e operante a Gallico Marina, attualmente detenuto e imputato di associazione di tipo mafioso nel procedimento Gotha.
Cartisano avrebbe assicurato a Lo Cicero un riparo da intimidazioni estortive in un cantiere di Bova Marina, e in cambio avrebbe ottenuto per imprese a lui vicine le forniture di materie prime, l'estrazione e i trasporti di materiali, nonchè l'assunzione delle maestranze.
Gli episodi contestati
Ancora, risultano contestate le seguenti ipotesi di reato:
- alcune turbative d’asta aggravate dall’agevolazione della ‘ndrangheta, poste in essere da Vito Lo Cicero e da Francesca Cutrupi, amministratori delle rispettive imprese “Impianti e Costruzioni s.r.l.” e “FFC Costruzioni S.r.l.”;le predette società, una volta aggiudicatesi le individuate commesse pubbliche, subappaltavano l’esecuzione dei lavori ad imprese ritenute contigue alle cosche cittadine dei “Condello”, “Libri” e “Tegano”, nonché dei “Paviglianiti” di San Lorenzo (RC) e Iamont di Melito di Porto Salvo (RC) - geneticamente prive dei requisiti per poter contrattare con la Pubblica Amministrazione - tra cui la “Trasporti e Movimento Terra di Russo Antonio”, la “Edil Movit di Vazzano Andrea Carmelo”, la “Fra.Ve.Sa. S.r.l.” (di Tripodi Giovanni), la “Ditta individuale Musolino Domenico” e la “M.C. s.a.s. di Marcianò Domenico & C.”;
- la corruzioneper atti contrari ai doveri d’ufficio di diversi funzionari in posizioni pubbliche strategiche per l’attività svolta dal Lo cicero Vito e dal Cartisano Carmelo Giuseppe. Oltre all’Architetto Macrì Domenico Alessandro dell’UfficioUrbanistica, altri pubblici ufficiali sono rimasti coinvolti nelle indagini e ritenuti a “disposizione” di Lo cicero in cambio di utilità personali diverse dal denaro (esecuzioni di lavori e/o forniture di materiali edili per le abitazioni private), e,in particolare, il di lui fratello Lo Cicero William Sergio Liborio, Napolitano Riccardo e Napolitano Antonio, tutti alle dipendenze del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Sicilia e della Calabria, nonché da Pontari Giovanni, capo struttura del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione Calabria;
- - l'intestazione fittizia del noto bar pizzeria Naos sito a Gallico; in tale contesto, veniva accertato che Cartisano Carmelo Giuseppe, proprietario di fatto e Cartisano Girolamo Ottavio quale gestore del locale,attribuivano fittiziamente la titolarità dell'esercizio commerciale a Walter Cartisano al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali;
- l’illecita concorrenza con minaccia o violenza ad opera di Carmelo Giuseppe Cartisano il quale sarebbe intervenuto nell’interesse di Antonio D'Agostino al fine di dissuadere un imprenditore dal far proseguire i lavori di ristrutturazione di un locale commerciale ad altra ditta ingaggiata,in sostituzione dell'impresa del D'Agostino, a seguito di inadempienze nei lavori.