La corte di appello di Firenze ha confermato la confisca di beni per 1,9 milioni di euro equivalenti a carico del commercialista Ignazio Ferrante, originario di Reggio Calabria ma da tempo residente nel Pistoiese, ritenuto dagli investigatori in contatto con cosche della 'ndrangheta. Respinto l'appello dei legali del professionista. I beni oggetto della confisca sono quelli sequestrati nel 2017 dalla guardia di finanza, tra cui 10 fabbricati e sei complessi aziendali.

Secondo quanto spiegato dalla Gdf, le indagini patrimoniali che portarono ai sequestri, svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Pistoia sotto la direzione della procura di Firenze, trassero spunto dalla condanna definitiva per associazione di tipo mafioso del commercialista e dagli esiti delle indagini penali condotte dalla procura di Pistoia, nei confronti di Ferrante e di altre decine di soggetti, indagati per i reati di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e truffe.

Sempre secondo le fiamme gialle, Ferrante era a capo di un sodalizio criminale attivo a Pistoia dedito al riciclaggio di denaro sporco proveniente da illeciti connesse a reati come usura, bancarotta fraudolenta, esercizio abusivo del credito, e contro il patrimonio. Le indagini hanno fatto emergere una fitta rete di attività commerciali, beni mobili ed immobili, ubicati nelle province di Pistoia e Firenze, intestati a prestanome. Un patrimonio, commentano gli investigatori, che non ha trovato adeguata giustificazione nei redditi ufficialmente percepiti nè dal commercialista, nè da parte degli intestatari.