Il gup meneghino ha comminato pene che oscillano dai cinque ai due anni e quattro mesi di carcere escludendo, però l'aggravante di aver agevolato la cosca Alvaro di Sinopoli. Gli imputati Alampi e Sapone, dopo la lettura del dispositivo, sono stati scarcerati
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Il gup di Milano, Manuela Accurso Tegano, ha condannato tre calabresi accusati di essere legati al clan Alvaro di Sinopoli. Si tratta di Bruno Crea, quale sono stati inferti cinque anni e un mese di carcere, Giovanni Sapone due anni e sei mesi, Domenico Alampi due anni e quattro mesi. Le difese sono rappresentate dagli avvocati Domenico Putrino e Caterina Albanese per Alampi e Sapone, mentre Carlo Morace difende Crea. Nel processo sono implicate altre cinque persone attualmente sotto processo davanti al collegio del tribunale meneghino.
Tutti gli imputati nel procedimento sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, violazione finanziarie, false fatturazioni e violazione scritture contabili ed esportazione di capitale all’estero. Tutti i reati sono aggravati dall’avere agevolato la cosca Alvaro di Sinopoli. Un’accusa, quest’ultima che non ha retto al vaglio del gup che ha condannato gli imputati per tutti i reati, ma li ha assolti dall’aggravante mafiosa.
l pm della Dda di Milano Bruna Albertini, alla fine di una complessa requisitoria, aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati. Gli avvocati Putrino ed Albanese, con attività investigativa, hanno dimostrato che non esiste nessun rapporto di parentela tra Crea e Domenico Alampi. Quest'ultimo è considerato il braccio destro ed operativo di Crea, mentre Sapone era l'amministratore unico e delegato di una moltitudine di società che avevano interessi nel settore edilizio, abbigliamento e dei rifiuti. Il penalista di Palmi ha messo in evidenza come la sola circostanza che Crea fosse cognato di Alvaro Natale non determinasse il legame degli imputati con la ‘ndrangheta. Tesi, invece, sostenuta dalla Procura di Milano. L’assoluzione del gup dall’accusa dell’aggravante mafiosa ha permesso agli avvocati Putrino ed Albanese di avanzare la istanza di revoca della custodia cautelare in carcere a cui erano sottoposti gli imputati. Il gup Accurso Tegano, accogliendo le richieste della difesa, ha disposto l’immediata scarcerazione di Alampi e Sapone che erano rinchiusi in regime di massima sicurezza nel carcere di Vibo Valentia.