Alfonso Pio avrebbe costretto i soci a consegnare, dietro minacce, i certificati attestanti la titolarità delle quote del resort sito in Liguria. Gli indagati dovranno rispondere di estorsione aggravata dal metodo mafioso e usura
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Con l'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso e usura, quattro persone sono state arrestate dalla polizia in esecuzione di un'ordinanza del gip di Milano. Tra loro c'è Alfonso Pio, 52 anni e figlio di Domenico, boss del clan della 'ndrangheta di Desio (Monza). Pio sarebbe diventato il "padrone" dell'Hotel del Golfo di Finale Ligure e avrebbe imposto che la sua compagna «soggiornasse gratuitamente in una suite riservata».
L'indagine è stata condotta dalla polizia postale. Ad Alfonso Pio viene contestata, tra le altre cose, un'estorsione aggravata dal metodo mafioso perché, assieme ad un altro degli arrestati, Omar Petrocca, «con minacce» avrebbe costretto i soci della Confort Hotels & Resorts srl, «società proprietaria dell'Hotel del Golfo», a consegnare allo stesso Petrocca «i certificati cartacei attestanti la titolarità delle quote della società». E ciò per «ottenere il controllo di quest'ultima, senza dar seguito al contratto preliminare di vendita delle medesime quote già stipulato» con un altro socio.
Il controllo del resort di lusso
Così Pio avrebbe ottenuto nel 2018 il "controllo della società" e del resort. Alfonso Pio, pure cugino di Candeloro Pio, anche lui arrestato nella maxi indagine 'Infinito' di dieci anni fa e capo della 'locale' di Desio, avrebbe fatto valere la sua "appartenenza" alla 'ndrangheta per imporsi sulle "vittime". Fin dal 2016, poi, avrebbe imposto che la sua compagna Nelli Gubina, detta Stella, «soggiornasse gratuitamente in una suite a lei riservata, sia nella stagione estiva che in quella invernale nonostante l'hotel fosse chiuso al pubblico da ottobre ad aprile». Nel giugno 2018 avrebbe anche minacciato "di morte" un dipendente dell'hotel dicendogli «che Stella può prendere quello che vuole ... sono io il capo» e il primo agosto 2018 lo avrebbe picchiato «impossessandosi dei contanti presenti in cassa». L'appartenenza alla 'ndrangheta di Pio, si legge nell'ordinanza, veniva prospettata "anche da Petrocca in alcuni colloqui" con uno dei soci della società dell'hotel. Petrocca diceva che Pio era una persona «difficile da far ragionare».
La paura delle vittime
Nell’inchiesta emerso il clima di terrore vissuto dalle vittime: «Non posso venire ... tengo famiglia ... non posso venire». Così uno dei soci della società proprietaria dell'Hotel del Golfo di Finale Ligure (Savona), finito in mano alla 'ndrangheta, parlava dell'impossibilità di presentarsi nell'aprile 2018 all'assemblea dei soci dopo le minacce che avrebbe subito da Alfonso Pio.
Anche in occasione di una successiva assemblea dei soci, il 12 giugno del 2018 a Milano - si legge nell'ordinanza del gip di Milano Guido Salvini eseguita nell'inchiesta della Dda guidata dall'aggiunto Alessandra Dolci - Alfonso Pio "minacciava" lo stesso socio che, poi, gli diceva «questa è la seconda volta che io faccio saltare la riunione ... e mi piglio io le responsabilità ... ho fatto quello che volevate». Sempre a seguito "dello stato di intimidazione" il socio e sua moglie, anche lei nella società, il 28 agosto 2018 facevano consegnare gli «originali dei certificati azionari» a Petrocca «che li esibiva all'assemblea del giorno seguente e se ne impossessava». Così la 'ndrangheta avrebbe ottenuto il controllo dell'albergo.