Le prime notizie che spuntano dall’inchiesta sulla strage del mare di Cutro, rivelano una verità tragica: il barcone stracarico di centinaia di poveri disperati è stato visto in piena notte, anche fotografato. E poi lo hanno abbandonato. È rimasto nel mare forza 4 per sette lunghissime ore. Era chiaro sin dal primo momento che quel vecchio barcone, lentissimo e in evidenti difficoltà, con un solo uomo al comando, andava subito soccorso, diversamente non avrebbe retto.

Ed ecco il rimpallo delle responsabilità. Per Frontex: «l’Italia è stata subito avvisata». Per la Guardia costiera: «Non ci sono state segnalate difficoltà».
A questo punto la drammatica verità emerge netta e inequivocabile: i soccorsi sono partiti a naufragio avvenuto!

Lo conferma in una intervista a Repubblica il procuratore della Repubblica di Crotone: «Mai partite le ricerche che potevano salvarli. Da padre provo rabbia per quei morti». Per poi aggiungere: «Da Roma si è deciso di far uscire i mezzi della Finanza per un’attività di polizia e non di soccorso».

Il quadro si fa sempre più chiaro. Nette appaiono le responsabilità ‘politiche’ della tragica vicenda: è stato deliberatamente deciso di non intervenire immediatamente per salvare quelle centinaia di persone, tra cui tantissimi bambini, condannandoli così ad una terribile e tragica morte! Quando tutto questo sarà confermato con indiscutibile certezza, le conseguenze dovranno essere altrettanto certe e immediate: qualcuno deve pagare! E non bastano le dimissioni, che sono inevitabili, ma poca cosa.

Che quella gente disperata non doveva partire l’ha detto il ministro dell’Interno. Che era destinata ad una tragica e certa morte, lo ha voluto qualcuno che aveva il potere e il dovere di farli salvare. Immediatamente. Li hanno invece lasciati morire. Diciamolo chiaramente.