La Procura ha rilevato contraddizioni nella ricostruzione ufficiale dei fatti che portarono alla morte 94 migranti. La reazione del legale: «Avevamo visto giusto sin da principio, chi aveva il dovere d’intervenire non l’ha fatto»
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«È sempre stato chiaro che l'Italia avesse enormi responsabilità per la strage di Cutro. Ma ora è tutto ancora più evidente».
È quanto afferma l'avvocato Francesco Verri che insieme ad altri professionisti ha creato un pool di legali a disposizione dei superstiti e delle famiglie delle vittime del naufragio di Cutro, nel corso del quale il 26 febbraio scorso morirono 94 persone, con un numero di dispersi mai quantificato con precisione. Il legale commenta così le notizie sulle indagini condotte dalla Procura di Crotone, che ha riscontrato numerose incongruenze nella ricostruzione ufficiale del naufragio, con riferimento soprattutto agli orari delle rilevazioni e delle comunicazioni incrociate da parte delle diverse autorità impegnate quella notte.
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«Avevamo visto giusto sin da principio. Le indagini della Procura di Crotone dimostrano che chi aveva il dovere di intervenire è stato a guardare. Che chi ha visto ha detto di non aver visto. Se queste accuse saranno confermate, si tratta di fatti gravissimi». E ancora: «Poi - aggiunge - c'è l'ultima scoperta dei giornalisti d'inchiesta italiani e stranieri uniti dalla rete Lightouse Reports. La sera di sabato 25 febbraio Frontex ha classificato come 'possible migrant vessel' la barca diretta verso l'Italia. Quindi non c'era neppure bisogno di decifrare la comunicazione per desumere dai boccaporti aperti di notte a febbraio, dalla rotta e da altri segnali che la barca trasportasse migranti. La decodifica l'ha fatta e l'ha scritta Frontex. Bastava leggere. E agire. Invece nessuno ha mosso un dito».