Il Corriere della Sera ha pubblicato delle foto che mostrano quel che resta dell’imbarcazione. Il docente di ingegneria navale Marco Ferrando: Arduo fare un’analisi tecnica sulle condizioni e accertare la spugnosità del legno, o se i chiodi arrugginiti hanno contribuito a staccare i rinforzi dell’intelaiatura»
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Graffette e chiodi arrugginiti tenevano insieme le fasce di legno dello scafo del barcone che, a causa delle pessime condizioni del mare, è andato a schiantarsi la notte di sabato 25 febbraio sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Il Corriere della Sera ha pubblicato delle foto che mostrano quel che resta dell’imbarcazione. Da quel che si può vedere anche il legno con cui era fatta l’imbarcazione era marcio e scrostato.
«Dalle foto è difficile stabilire quali parti del barcone siano quelle recuperate e se rappresentano la prua, la poppa o i laterali. Diventa quindi arduo fare un’analisi tecnica sulle condizioni e, soprattutto, accertare la spugnosità del legno, o, se i chiodi arrugginiti hanno contribuito a staccare i rinforzi dell’intelaiatura del barcone», spiega al Corriere della Sera il docente di ingegneria navale all’Università di Genova Marco Ferrando. L’imbarcazione ha avuto anche un’avaria al motore: «Una barca con quel mare e con un motore in panne non è governabile. In ogni caso gli scafisti si sono presi un rischio avvicinandosi così tanto alla riva».
Ad oggi sono 73 le vittime della strage di migranti a Steccato di Cutro. Ieri è stato avvistato e poi recuperato dai Vigili del fuoco il corpicino di un bambino dall'apparente età di sei anni in avanzato stato di decomposizione