VIDEO | Misure severe ma necessarie: la pensano così molti crotonesi intervistati all’indomani dell'entrata in vigore del nuovo decreto. E c’è anche chi avrebbe auspicato un lockdwon totale
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L’Italia si tinge di rosso per Natale. Il colore che tradizionalmente viene associato alle festività natalizie, quest’anno assume un significato diverso: sacrifici e restrizioni. Il Paese sarà zona rossa per dieci giorni, arancione per quattro. Le nuove regole del decreto Natale sono particolarmente severe, ma secondo molti crotonesi necessarie per tutelare la salute di tutti.
Un Natale diverso
Le festività natalizie saranno diverse rispetto agli altri anni ma «cercheremo di mantenere l’atmosfera, rimanendo con la famiglia, che è comunque la cosa più importante» ci dice un ragazzo. La pensa allo stesso modo anche l’amico che è con lui: «Ci vediamo a distanza, i regali ce li possiamo scambiare lo stesso, videochiamate con chi non si può e ci si accontenta per quest’anno». «Purtroppo è un Natale di sacrifici per tutti – ammette un signore che incrociamo sul corso principale della città – C’è chi è d’accordo (con le nuove regole, ndr) e chi no, c’è qualche categoria che soffre più delle altre ma dobbiamo avere pazienza e aspettare il vaccino».
Cenone in famiglia
«La vigilia di Natale, a tavola, saremo io e mia figlia. Non è importante fare il cenone. Le feste sono belle quando si può stare tutti insieme però se dobbiamo rispettare le regole, le rispettiamo» ci spiega una donna che ha appena fatto la spesa al mercato. Qualcuno ritiene che queste festività siano l’occasione per «ritrovare l’essenziale e riscoprire i veri valori del Natale senza la corsa ai regali e alle abbuffate». C’è, poi, chi pensa alle tante persone strappate alla vita dal Covid: «Dopo tutti questi morti, è giusto che dobbiamo essere un po’ sobri per rispetto di chi non c’è più. Il prossimo anno ci rifaremo, speriamo».
Misure a metà
Regole severe ma necessarie, dicevamo, ma per qualcuno, il governo avrebbe potuto osare di più con un lockdown totale «almeno fino al 6 gennaio perché il fatto che si possano svolgere alcune attività porterà la gente a uscire. Speriamo di essere tutti responsabili, limitando la diffusione del contagio». Un’opinione piuttosto diffusa: «Questo è solo un compromesso, frutto delle pressioni delle Regioni: non porterà risultati».
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