Riconosciuta l’esistenza di una associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Ma sono cadute due aggravanti: l’uso delle armi e l’agevolazione mafiosa
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La sentenza del processo “Valle dell’Esaro” ha accertato l’esistenza dell’associazione a delinquere dedita al narcotraffico di cui sono promotori e organizzatori i tre componenti della famiglia Presta di Roggiano Gravina - Antonio, Giuseppe e Roberto (collaboratore di giustizia, ndr) - nonché Armando Antonucci, Mario Sollazzo, Francesco Ciliberti e Mario Palermo. Gruppo che, stando agli sviluppi investigativi, avrebbe esteso i tentacoli anche nei comuni di San Marco Argentano, Tarsia, San Lorenzo del Vallo, Spezzano Albanese, Terranova da Sibari e Castrovillari.
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Unico imputato escluso dal “cerchio magico” è Mauro Marsico, inserito tuttavia dal tribunale collegiale di Cosenza, presieduto dal presidente Carmen Ciarcia, nell’elenco dei presunti partecipi al narcotraffico di cui fanno parte - almeno secondo quanto emerge dalla lettura del dispositivo - gli altri imputati che hanno preso condanne che vanno da 10 a 6 anni di carcere.
Acclarata, secondo i giudici, anche l’identità del “broker”, ovvero Antonio Giannetta, condannato a 12 anni di reclusione, finito nel mirino della Squadra Mobile di Cosenza per i viaggi “sospetti” dalla Locride fino alla Valle dell’Esaro, precisamente nel comune di Tarsia, come aveva evidenziato nel corso del suo intervento il pubblico ministero Alessandro Riello.
Cadono però due aggravanti: quella relativa all’uso delle armi e quella dell’agevolazione mafiosa. Si può quindi affermare, sulla scorta del provvedimento di primo grado, che il gruppo Presta è un sodalizio composto da presunti narcotrafficanti ma non vicini alla ‘ndrangheta. È stato escluso in tal senso che gli imputati coinvolti nel processo “Valle dell’Esaro” abbiano operato al fine di favorire Franco Presta, indicato dalla Dda di Catanzaro quale capo del presunto clan che ancora una volta non viene riconosciuto come tale. E ciò, inevitabilmente, avrà delle conseguenze anche nel processo “Reset”, poiché il gruppo Presta viene considerato come uno dei sette “sottogruppi” della presunta confederazione mafiosa capeggiata dal boss di Cosenza Francesco Patitucci. Ma non solo.
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Con la sentenza del processo “Valle dell’Esaro” aumentano i profili di incompatibilità del presidente Ciarcia che, come detto, ha già espresso una propria valutazione su una delle presunte associazioni mafiose presenti nella maxi indagine contro la ndrangheta cosentina, senza dimenticare ciò che aveva stabilito nella sentenza di “Testa di Serpente”.
Da valutare a questo punto anche la posizione del giudice a latere Urania Granata, componente del collegio giudicante sia di “Valle dell’Esaro” che di “Reset”. Insomma, si prevede un 2024 scoppiettante, giuridicamente parlando. Assolti infine gli imputati accusati di estorsione relativamente al furto di un’auto avvenuto a Cosenza.