"Una delle operazioni antidroga più importanti e rilevanti degli ultimi anni". L'ha definita così il comandante provinciale dei carabinieri di Milano, Canio Giuseppe La Gala, parlando dell'operazione “Area 51”, per la quale oggi sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Milano, Maria Cristina Mannoci, su richiesta della Dda. Traffico internazionale di stupefacenti con l'aggravante mafiosa l’accusa. E una certezza: il collegamento con il clan della 'ndrangheta dei Gallace di Guardavalle, in provincia di Catanzaro. "Follow the money", ovvero "segui il denaro": questa la filosofia - una novità  nel campo delle indagini per droga - che ha guidato gli inquirenti e gli investigatori. In questa operazione infatti non è stato sequestrato stupefacente ma soldi. E molti. Solo durante gli arresti di oggi che sono avvenuti tra Milano, Monza e Brianza, Alessandria, Perugia, Catanzaro, Roma, Varese e Vercelli i carabinieri hanno trovato 250mila euro in contanti, nelle case e nelle tasche degli esponenti dell'organizzazione. Altri 390mila sono stati sequestrati nel momento in cui un corriere stava per partire dall'Italia con un'auto verso l'Olanda, dove avrebbe dovuto consegnare il denaro direttamente ai cartelli colombiani. Gli inquirenti sono sicuri, dei rapporti diretti con i produttori sudamericani, perchè lo stesso corriere era appena tornato in Italia dopo un viaggio a Barcellona per conto dell'organizzazione. Partito da Milano in macchina, insieme ad un altro, nella città catalana avevano pagato 490mila. Fondamentali in questo caso le intercettazioni. Una parte interessante dell'indagine coinvolge le officine specializzate nel "modificare le auto" per rendere introvabile il denaro: anche i proprietari sono stati arrestati. Una delle officine si trovava ad Anzio, in provincia di Roma, l'altra a Sedriano, provincia di Milano. "La modifica delle auto era così sofisticata che in un'occasione ci abbiamo messo 24 ore a trovare i soldi che erano nascosti dietro un faro" ha raccontato Michele Miulli, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Milano.

 

Traffico internazionale di droga: 21 arresti tra Italia e Germania 

 

La "base logistica e funzionale" era ad Arluno, nel Milanese, dove gli appartenenti al clan si sentivano "in una specie di fortezza inespugnabile". Più precisamente in via Martiri della Libertà 15, dove l'organizzazione criminale aveva appartamenti riuniti attorno a una corte, con "ampi spazi che fungevano da luogo di stoccaggio per la cocaina". Era lì che avvenivano gli incontri in cui si gestiva il traffico di droga e gli scambi di denaro.

 

La genesi dell’operazione. L'inizio vero dell'operazione è tra il 23 e il 26 settembre 2015, quando Raffaele Procopio, 45 anni,  viene arrestato a Legnano: nel doppio fondo dell'auto che guida ci sono 30 chili di cocaina; il suo cellulare è un Blackberry criptato ("vale 3mila euro, non fa foto non fa video, viene dal Canada" spiegherà nelle intercettazioni, uno degli indagati. Procopio è di Guardavalle ed è ritenuto fra glki uomini più fidati del clan Gallace, non nuovo ai viaggi andata e ritorno Lamezia-Milano. Due elementi dell'arresto ricorrono in tutta l'indagine: le auto modificate in modo sofisticato, apribili solo tramite marchingegni appositi, usate per trasportare droga e denaro. E i telefoni cellulari con la tecnologia più avanzata e la scheda americana per coprire dialoghi e contatti. 

 

Il ruolo di Riitano. L'organizzazione, ad avviso della Dda, aveva un vertice: Francesco Riitano, 37 anni, detto "Il Generale". Ritenuto elemento del clan Gallace di Guardavalle, avrebbe avuto un ruolo anche nella latitanza del boss Vincenzo Gallace, quest’ultimo fra i principali esponenti dell’intera ‘ndrangheta calabrese. Riitano risulta residente in Germania, ma di fatto abita ad Arluno. Avrebbe raccolto il denaro da distribuire ai "calabresi", trattando poi la compravendita di droga con i colombiani e dando ordini ad Alfio di Mare, 67 anni. Sarebbe lui il numero due del clan: corriere della droga, grazie alla traduzione della moglie di origine cilena, si sarebbe interfacciato direttamente con i colombiani di cui si sarebbe definito un "amico", facendo la spola tra Barcellona e l'Olanda per le grosse consegne. I carabinieri ne certificano, dalle intercettazioni, una da 490mila euro il 26 agosto 2016 e ne bloccano un'altra da 360mila verso Utrecht il 4 settembre 2016. Alfio Di Mare si sarebbe poi recato personalmente in Colombia, interloquendo pure con alcuni infiltrati a Malpensa.

 

Gli aeroportuali arrestati. Fra gli arrestati, non a caso, anche due tecnici aeroportuali: Davide Mazzerbo, di 47 anni, e Antonio Traettino, di 38 anni. Di Maio avrebbe incontrato personalmente il primo proprio a Malpensa, mentre il secondo avrebbe preparato dei disegni industriali per mostrare come nascondere nella carlinga degli aerei intercontinentali dal Sudamerica una enorme partita di droga.

 

Nicola Guido, 31 anni, detto “U Betteju”, genero della sorella di Riitano e legato al figlio di Vincenzo Gallace, è invece un altro degli indagati dell’operazione così come Augusto Samà, cognato di Riitano. Queste due figure, secondo la Dda di Milano, sarebbero stati incaricati a trasportare lo stupefacente che avrebbe fruttato cifre da capogiro. Gli inquirenti hanno trovato infatti denaro per oltre un milione e 250mila euro, quanto basta per contestare il narcotraffico internazionale pur in assenza di sequestri di cocaina.