La Suprema corte è chiamata a sciogliere il dubbio sull’utilizzabilità delle chat scambiate su SkyEcc e registrate dall’autorità giudiziaria francese
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
La sesta sezione della Corte di Cassazione ha deciso di rimettere alle Sezioni unite il ricorso formulato dai legali di due imputati in un procedimento per droga coordinato dalla Procura di Reggio Calabria in relazione alla decriptazione di criptofonini. I due quesiti andranno ad aggiungersi all'udienza del 29 febbraio, già fissata dalle Sezioni Unite della Cassazione per affrontare questo tema. Il ricorso è stato formulato dagli avvocati Manlio Morcella, Natale Polimeni e Piermassimo Marrapodi nell'interesse di Bruno e Sebastiano Giorgi, coinvolti nel procedimento penale "Eureka".
Eureka | Uso delle chat per intercettazioni, il Riesame di Reggio dovrà ridiscutere il caso di un arresto per narcotraffico
Nel fascicolo di quest'inchiesta, relativa a un traffico internazionale di droga, ci sono numerose chat scambiate su Sky ECC, decriptate e registrate dall'autorità giudiziaria francese. In particolare, le Sezioni Unite dovranno decidere «se l'acquisizione, mediante ordine europeo di indagine, dei risultati di intercettazioni disposte dall'autorità giudiziaria estera su una piattaforma informatica criptata», rientri nelle ipotesi disciplinate dal nostro codice di procedura penale all'articolo 270. Inoltre dovranno decidere se «l'acquisizione, mediante ordine europeo di indagine, dei risultati di intercettazioni disposte dall'autorità giudiziaria estera attraverso l'inserimento di un captatore informatico sul “server” di una piattaforma criptata sia soggetta nell'ordinamento interno ad un controllo giurisdizionale, preventivo o successivo, in ordine alla utilizzabilità dei dati raccolti».
Inchiesta Eureka | La coca dal Sud America all’Europa passando per l’Africa: il broker Bruzzaniti in affari con il boss Morabito
Gli avvocati Morcella, Polimeni e Marrapodi esprimono soddisfazione per l'ordinanza con la quale la Sesta sezione della Cassazione ha rimesso alle Sezioni Unite le due questioni poste «con quanto ne può conseguire - si legge nella nota dei legali - in termini di utilizzabilità o di inutilizzabilità dei messaggi di asserito segno colpevolista». «D'altra parte - proseguono gli avvocati - è ormai emerso in maniera compiuta che, nell'ambito della inchiesta francese a monte, era stata condotta una campagna intercettativa, capace di coinvolgere, nell'arco di poco meno di due anni, 170.000 persone, residenti in ogni angolo del globo. L'appuntamento del 29 febbraio diverrà dunque nevralgico per l'esito di diverse inchieste di rilevanza nazionale, dovendo le Sezioni Unite decidere, fra le altre questioni, se il giudice italiano possa o meno sindacare, alla luce della normativa processuale nazionale, la legittimità delle intercettazioni, previamente assentite e realizzate dall'autorità giudiziaria francese».