Quattro anni di accessi abusivi da parte di un 24enne originario di Gela. L’ultimo tentativo qualche ora prima dell’arresto. I pm vogliono capire a chi fossero destinate le informazioni riservate
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Quattro anni di accessi abusivi ai server del ministero della Giustizia. Quattro anni in cui, bucando ripetutamente i sistemi di cyber sicurezza della cittadella giudiziaria di Napoli, è entrato in possesso di decine di fascicoli, soprattutto ordinanze di custodia cautelare e informative di polizia giudiziaria. L’ultimo attacco è scattato la scorsa notte, ma il 24enne originario di Gela non aveva fatto i conti con l’indagine che la polizia postale aveva già avviato sul suo conto e per lui, alle prime luci di oggi, sono scattate le manette.Sulla sua testa, come ha spiegato il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, pendeva infatti già da un mese ordine di cattura.
Le indagini
L’hacker di 24 anni è stato arrestato a Roma, città nella quale vive. Il giovane pirata della rete, stando a quanto fin qui emerso, avrebbe bucato alcuni sistemi informativi strategici per il Paese. Il 24enne programmatore informatico originario di Gela aveva raccolto e acquisito interi fascicoli giudiziari, come emerge dai suoi target, vale a dire gli archivi del ministero della giustizia ma anche della guardia di finanza. Accesso abusivo a sistema informatico in un più ampio scenario finalizzato al dossieraggio sono le ipotesi battute a Napoli dal pm Sofia Cozza e dall’aggiunto Vincenzo Piscitelli. Adesso l’obiettivo dei pm partenopei è capire a chi fossero destinate queste informazioni riservate. «Dopo due anni che lo critico, questa volta ringrazio il ministro Nordio e il suo ufficio per averci seguito in questo percorso, anche perché erano loro i primi interessati», ha concluso il procuratore capo Gratteri.
Gratteri: ha tentato di entrare nelle mail dei magistrati
Per capire la pericolosità dell'hackeraggio, il procuratore Gratteri ha reso noto che «abbiamo deciso di non usare più mail, WhatsApp, e altri strumenti simili, anzi siamo tornati alla carta per timore che potesse intercettare qualcosa». L'arresto risale a ieri pomeriggio da parte della Polizia Postale che nel corso della nottata ha eseguito una perquisizione grazie alla quale è stata sequestrata una imponente mole di dati che adesso è a disposizione degli inquirenti. La decisione di tornare alle riunioni in presenza e ai trasferimenti degli atti «pro manibus» è stato adottata dopo un attacco durante il quale, ha spiegato Gratteri, l'hacker «ha tentato di entrare nelle mail di alcuni magistrati».
Il procuratore nazionale Antimafia: indagine importante
«L'hacker aveva la possibilità di controllare ogni contenuto dei sistemi informativi della giustizia. È stata una minaccia grave e sono stati verificati danni seri ai sistemi di sicurezza». Ha detto Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia. E ancora: «La cooperazione istituzionale è stata importante ed è stato necessario l'impiego massivo di tecniche più sofisticate». L'hacker aveva almeno 5 identità di copertura con le quali riusciva a violare i sistemi per reperire password e accessi che gli avrebbero permesso di scaricare e consultare migliaia di file - tra informative e atti di indagini - coperti da segreto istruttorio.
Si tratta di una «indagine importante - secondo Melillo - perché Napoli è la prima a sperimentare questo metodo di lavoro e la nuova regola normativa che equipara i reati cibernetici a quelli di mafia e terrorismo. È emersa l'esigenza della protezione dei sistemi».