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“E’ di ieri la notizia di un tombino manomesso davanti l’abitazione del magistrato ad alto rischio Pier Paolo Bruni – ha dichiarato la Musella - Una coincidenza quella che proprio quel giorno al Pm era stato tolto l’impianto di videosorveglianza esistente da circa sette anni? Eppure solo un paio di giorni fa ,un pentito ha svelato un piano per sopprimere il magistrato”.
“Questo accade in Calabria – continua – la regione del possibile , del tanto non succede niente, della tranquillità più assoluta rivestita da un menefreghismo sconvolgente nei riguardi di chi combatte in Trincea. Perché certe cose non accadono altrove o perché si ci preoccupa tanto della pseudo sicurezza di politici ammuffiti e si abbandona, invece chi è in effettivo pericolo? Pierpaolo Bruni insieme a Giuseppe Lombardo della dda di Reggio Calabria per cui una telefonata ha annunciato 200 kg di tritolo, sono due magistrati nel mirino della ‘ndrangheta, evidentemente proprio perché scomodi”.
“Scomodi a chi? Verrebbe da chiedersi, non certo a quella società che più volte ha combattuto in loro difesa e a sostenuto le battaglie portate avanti all’interno delle aule giudiziarie, per questo motivo la Musella conclude con un interrogativo: guarda caso due pm che indagano su mafia e non solo. Cambiano le città ma la storia si ripete nei suoi corsi e ricorsi – conclude - Ma ci chiediamo …lo Stato di diritto …da quale parte sta in questo Paese e perche’ mai in Calabria caput mundi della ‘ndrangheta la sicurezza viene considerata un optional e non un’emergenza ?”.