«Queste mostre servono perché notoriamente gli italiani sono un popolo di smemorati e sono pronti ad assuefarsi a qualsiasi strage, a qualsiasi dramma. Io vorrei che questa mostra venisse vista non solo dai ragazzi ma sopratutto dai politici, dai parlamentari. In particolar modo i pannelli iniziali che ripercorrono le stragi e che li guardassero prima di andare a discutere in aula dell'ergastolo ostativo o dell'ordinamento penitenziario o della legge sui collaboratori di giustizia». Così il capo delle direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha commentato l'inaugurazione della mostra dedicata al trentennale dalla fondazione della Dia. Quarantre pannelli installati nell'edificio della Corte d'Appello che illustrano le funzioni della Dia e di ciascun reparto soprattutto nell'attività preventiva e di cooperazione internazionale.

La mostra è stata allestita e pensata in particolar modo per gli studenti delle scuole. «Mi auguro che i ragazzi - ha proseguito il procuratore - guardando queste immagini capiscano che non devono farsi prendere in giro dagli adulti. Quegli adulti che non parlano più di contrasto alle mafie e di modifiche normative utili a combattere le mafie che mutano con il mutare sociale. In Italia le mafie non ci sono perché le mafie non uccidono - è stata la provocazione -. E si pensa che il problema non esiste perchè non c'è un morto ogni sera e, quindi, la mafia non esiste e non c'è motivo di investire anche sul piano di uomini e mezzi ma soprattutto normativo».

«Lo scopo di questa mostra è quello di portare la nostra storia, le nostre tradizioni e i nostri risultati agli studenti di tutta Italia» ha chiarito il direttore della Dia Maurizio Vallone. «Sono 22 tappe nelle maggiori città italiane e abbiano coinvolto il Miur affinchè possa essere visitata dal maggior numero possibile per capire quanto siano pericolose le mafie per il loro futuro. Noi vogliamo far capire ai giovani che con le mafie non c'è futuro».