Il corpo dello specialista è stato trovato senza vita nel pomeriggio di ieri nella sua abitazione di Curtatone. Lascia nello sconforto la moglie Laura Mizzulinich e i figli Edoardo e Martina
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È stato il pioniere della plasmaterapia diventando un po' il simbolo della lotta al Covid e per questo spesso anche bersaglio di critiche da parte del mondo medico scientifico e non solo, Giuseppe De Donno era originario di Catanzaro, precisamente del quartiere Gagliano, fino a poco tempo fa direttore del reparto di pneumologia dell’ospedale di Mantova, in Lombardia. Incarico dal quale recentemente si era dimesso per dedicarsi, dal 5 luglio scorso, alla medicina generale a Porto Mantovano.
Il suo corpo è stato trovato senza vita nel pomeriggio di ieri nella sua abitazione di Curtatone. Una notizia che ha sconvolto il mondo della sanità mantovana ma anche la comunità calabrese e tutti i suoi estimatori. Il 54enne che si sarebbe suicidato con una corda, lascia la moglie Laura Mizzulinich e i figli Edoardo e Martina.
La lotta al Covid
Nei difficili mesi di pandemia De Donno ha cercato di salvare più vite possibili grazie al plasma iperimmune. Lo avevamo incontrato proprio un anno fa quando in visita in Calabria raccontava dell’esperienza vissuta in corsia per combattere contro un nemico invisibile: «È stata un’esperienza che ci ha cambiato profondamente - diceva -, è stata come un tatuaggio sulla pelle. Un’esperienza che io non sarei in grado di vivere una seconda volta». Oggi che lo specialista non c’è più lascia un grande vuoto e tanti sono stati i messaggi di cordoglio giunti alla famiglia da ogni parte, sia dal mondo politico che sanitario ma anche da gente comune che tanto aveva creduto e sperato nella sua terapia. Sulle dinamiche della vicenda indagano i carabinieri di Mantova, coordinati dalla locale procura, per escludere eventuali responsabilità di terzi.